«Bolzano città anonima, senza identità»

Durnwalder striglia il Comune: muovetevi. Bassetti: troppe ingerenze della Provincia


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Bolzano? Una città bella, dove si vive bene, ma anonima. Bisogna far qualcosa per darle un’identità. Qualche esempio? Merano ha le Terme e i Giardini Trauttmansdorff. Il capoluogo potrebbe sfruttare la presenza del regno degli angioletti di Thun famosi nel mondo, per fare quello che ha fatto la Swarovski a Wattens, in Tirolo. Ci sarebbe già il progetto per il Virgolo: a me piace». È un fiume in piena il presidente della Provincia Luis Durnwalder che dà la sveglia al Comune. L’occasione è offerta dal convegno, organizzato dalle Acli sul tema: «Sviluppo urbano e sviluppo territoriale in Alto Adige: quali politiche, quali compatibilità?» Il Comune sta predisponendo Piano urbanistico e Piano della mobilità: in ballo il futuro non soltanto urbanistico, ma anche sociale ed economico del capoluogo.
È il momento ideale per mettere intorno ad un tavolo Comune, Provincia, urbanisti. Tocca ad Italo Ghirigato, presidente delle Acli, e all’ingegner Giorgio Pasquali, suo predecessore, oltre che memoria storica di una città di cui è stato sindaco e della Provincia di cui è stato per molti anni assessore, introdurre un tema interessante ovunque, ma in modo particolare in Alto Adige, dove l’urbanistica s’intreccia con la storia e l’evoluzione dei gruppi etnici.
Pasquali fa un rapido excursus storico: parla di una realtà locale profondamente segnata - anche a livello di territorio - dalla faticosa ricerca della convivenza tra i gruppi. Il risultato è una buona conservazione del territorio in genere e di quello di montagna in particolare, perché si è evitato lo spopolamento. Questo però è stato motivo di un serrato confronto-scontro tra Provincia e Comune capoluogo.

La collaborazione. Sono passati gli anni. Sono cambiati i protagonisti della politica locale ma il rapporto tra i due enti è sempre difficile: «Da una parte - sostiene l’urbanistica Peter Morello - la Provincia che vorrebbe determinare le scelte del capoluogo; dall’altra il Comune che spesso e volentieri ha difficoltà a trovare l’accordo sulle scelte su cui puntare». È il tema ripreso dall’assessore all’urbanistica Silvano Bassetti che parte elogiando il modello Alto Adige per quello che in termini di qualità della vita è riuscito a produrre, ma adesso che il capoluogo e la Provincia si trovano ad affrontare sfide più grandi nell’ambito della competizione tra territori, l’eterno confronto-scontro tra enti dovrebbe lasciare il posto alla collaborazione.

Senza testa. Altrimenti Bolzano rischia di continuare a subire le scelte fatte dalla Provincia. «E il risultato - dice - è quello di avere un capoluogo acefalo. Dopo gli anni Settanta e Ottanta caratterizzati dal blocco dello sviluppo imposto dall’allora assessore provinciale all’urbanistica Alfons Benedikter. Adesso ci troviamo in una fase in cui rischiamo l’ipertrofia: in pratica cresce in continuazione il corpo di una città che però non ha la testa. In quanto tutto questo avviene non sulla base di una programmazione, ma sull’onda di necessità ed emergenze. Per cui si amplia la zona produttiva perché nei paesi limitrofi si ritiene che il livello raggiunto, sia quello sufficiente e per cui se ci sono nuove richieste, il pacco si manda a Bolzano dove si piazza anche il nuovo inceneritore. Per contro ci troviamo con un livello di infrastrutture scandalosamente basso. Mentre, tanto per fare un esempio, ad Appiano è in fase di realizzazione un mega sottopasso all’incrocio con Monticolo». La chiusura spetta al presidente Durnwalder che spazia dalla toponomastica al marketing senza giri di parole com’ è nel suo stile. Parte rispondendo ai relatori che lo hanno preceduto e hanno concluso i loro interventi con un invito alla maggior collaborazione tra enti.

Troppi consiglieri. «Ben venga la collaborazione ma con Bolzano è oggettivamente difficile. Basti dire che ho aspettato sei mesi per avere i nomi dei tre rappresentanti del Comune per la società dell’areale Fs. È una vergogna». Quindi l’affondo: «Il motivo di queste lentezze si spiega col fatto che 50 consiglieri per gestire un comune di 100 mila abitanti sono troppi. Noi gestiamo una provincia e in consiglio siamo in 35». Il sindaco Luigi Spagnolli è d’accordo: «Ma i numeri li fissa la legge regionale e comunque questo è il prezzo della democrazia».
Altra questione il turismo: «È vergognoso che Bolzano non abbia una grande sala sul genere del Kurhaus di Merano. Se c’è qualche appuntamento di un certo livello dobbiamo andare a Merano o a Bressanone. Le cose miglioreranno con la copertura della piazzetta della Fiera, che resta però una soluzione tampone».

Come l’Uganda. Ma c’è anche la risposta alle lamentele di Bassetti sulla mancanza di infrastrutture, soprattutto se rapportato a quello che la Provincia sta facendo in altri centri: «Una rotonda con relativo caos di pedoni, auto, passeggeri che arrivano in treno come c’è davanti alla stazione, l’ho vista solo in Uganda. A suo tempo, quando abbiamo realizzato il palazzo provinciale, avevamo proposto al Comune, un sottopasso, non l’hanno voluto. Inutile lamentarsi, dunque».
E a proposito di infrastrutture, Durnwalder parla di aeroporto: «Essenziale ampliarlo». E di areale ferroviario: «Una grande chance per la città. Non capisco perché siano già partite le raccolte di firme contro lo spostamento della stazione che nessuno ha deciso di fare».

I ticket. Sì dunque ad aeroporto e areale, no all’introduzione di ticket anti-pendolare: «Se li introduce Bolzano, altrettanto faranno i comuni limitrofi. Per esempio Appiano che la domenica è presa d’assalto dai bolzanini che vanno a Monticolo».
Dalle infrastrutture alla toponomastica: «È indispensabile risolvere il problema che si trascina ormai da troppo tempo: per quanto riguarda i nomi di città, paesi, fiumi la materia è già regolamentata e devono restare bilingui. Per tutto il resto vanno fissate nuove regole: la mia proposta di legge prevede di stimarne l’uso. Se si stabilisce che si usa solo il toponimo tedesco è inutile conservare la denominazione italiana. È importante metter mano alla toponomastica come è importante migliorare la conoscenza delle lingue, perché attraverso entrambe si migliorano i rapporti tra i gruppi».













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