Bolzano: concorso del duce,  la Provincia si sbarazza dei progetti

In questi giorni i progetti presentati sono stati temporaneamente depositati negli scantinati dell'Archivio storico ma solo per essere restituiti agli autori: del concorso non resterà traccia
FOTO La mostra dei progetti


Davide Pasquali


BOLZANO. Dopo aver tentato di nascondere il duce a cavallo, ora la Provincia vuole nascondere anche il concorso che voleva nasconderlo. Sembrerebbe un gioco di parole, ma invece è la verità. Perché dopo aver bandito il concorso di idee per coprire il fregio di Piffrader e averne in seguito ignorato i vincitori, ora la giunta provinciale sta dimostrando quale sia stato il suo reale interesse nei confronti dei 486 cittadini partecipanti al concorso. In questi giorni i progetti presentati sono stati temporaneamente depositati negli scantinati dell'Archivio storico, ma non come fondo archivistico. Non per essere registrati e archiviati scientificamente come un momento della storia socio-politica altoatesina; non per essere conservati dall'ente il cui unico scopo è custodire documenti; bensì per essere restituiti, ossia per disfarsene: i partecipanti al concorso possono infatti ritirare gli originali, di cui in Provincia non verrà tenuta nemmeno una misera copia. E se qualcuno volesse sfogliarli, studiarli, farci un libro, un documentario, chessò, una tesi di laurea o di dottorato in storia o in architettura o in sociologia politica o in psicologia sociale? La risposta dell'Archivio fa letteralmente cadere le braccia: «La stampa, Alto Adige compreso, ne ha trattato con dovizia di particolari, pubblicando anche tante immagini». Sintetizzando: i progetti sono carta da macero. Nonostante si tratti dei documenti di un concorso pubblico. A raccontare la vicenda surreale, confermata però dalla dirigente dell'Archivio storico provinciale Christine Roilo, è Georg Rottensteiner, uno dei 486 partecipanti. Qualche giorno fa ha cercato di sapere che fine avesse fatto il suo elaborato, presentato assieme a due amici. Già era indignato, non per non aver vinto, ma perché la giunta non aveva tenuto in conto i vincitori impalmati dalla giuria, nominata dalla giunta stessa. «Ho dovuto girare da un ufficio all'altro», precisa. «Alla fine, dopo aver perso un'intera mattinata, mi hanno detto che le carte si trovavano all'archivio, dove avrei potuto ritirare il mio originale. La cosa mi è parsa strana assai, e strana è parsa anche ai commessi dell'archivio, perché il loro compito è di conservare e anzi vigilare per non far uscire nulla all'esterno, non di consegnare. Non è certo un ufficio per la riconsegna degli oggetti smarriti!». I commessi, però, poi si sono informati presso la direzione e hanno confermato: «Basta compilare un modulo, mostrare un documento e ritirare». Rottensteiner si è informato oltre: «Immagino farete delle copie...». «Non è previsto», gli è stato risposto. La direttrice Roilo spiega: «Gli unici documenti che dobbiamo archiviare sono le delibere di giunta sul concorso e il documento che decreta i vincitori. L'assessore Kasslatter Mur ha deciso di lasciare gli originali in deposito ma temporaneo. Se facciamo copie degli elaborati che escono? No... Ma, tanto, la stampa ne ha parlato a sufficienza. Se qualcuno è interessato, si potrà leggere i quotidiani».













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