VAL SARENTINO

Bolzano, estratto vivo dopo due ore da una valanga in Val Sarentino

Scialpinista trovato dai soccorritori e salvato nella zona di cima Rodella


Davide Pasquali


BOLZANO. Due volte miracolato: R. P., uno scialpinista bolzanino di 42 anni, ieri è stato estratto vivo dopo 2 ore da una valanga precipitata da cima Rodella, sulle Alpi Sarentine, notata per caso da un addetto agli impianti di San Martino. I soccorritori sono riusciti a scovarlo nonostante non avesse l’Arva.
 Sono le 10 di una magnifica giornata di sole. Un addetto agli impianti da sci di San Martino, membro del Bergrettungsdienst, ammira il panorama col binocolo. A un certo punto avvista uno scialpinista dalla parte opposta della valle. Solitario sta risalendo il versante orientale di cima Rodella, una vetta di poco superiore ai 2.500 metri di altitudine, meta di media difficoltà piuttosto frequentata dagli appassionati bolzanini.
 L’uomo è solo, sta risalendo il pendio con le pelli di foca; si trova a circa 2.200 metri di altitudine. A un certo punto, l’addetto alle piste scorge una valanga che precipita proprio da cima Rodella. Una volta fermatasi, è larga oltre 200 metri, lunga altrettanto, e alta 3 metri. La slavina spazza in pieno la zona dove si trova lo scialpinista. L’addetto alle piste nota col binocolo le tracce degli sci che entrano nella valanga, ma non scorge quelle in uscita. È del posto, e soprattutto è un volontario del soccorso, dunque sa come regolarsi. Allerta il 118 e spiega con dovizia di particolari. Nel giro di pochi minuti si levano in volo il Pelikan 1 da Bolzano e l’Ec 135 dell’Aiut Alpin Dolomites dalla val Gardena. Fanno la spola più volte, portando in quota circa 60 uomini e 6 unità cinofile del soccorso alpino dell’Alpenverein di Bolzano, Sarentino, Renon, Lana, Merano e Gardena, coadiuvati dai volontari del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Cai di Bolzano. «Abbiamo capito quasi subito che non aveva con sé l’Arva - racconta il capointervento Alfons Innerebner del Brd - quindi siamo stati costretti a perlustrare con le sonde l’intero campo della valanga». Tutti in fila, spalla contro spalla, a spingere su e giù le sonde nella neve. Anche i cani hanno cominciato a battere l’intero fronte della slavina. Ma i minuti passavano e non si riusciva a scovare nessuno. Tenedo conto che, statisticamente, per un sepolto da valanga la probabilità di sopravvivere si riduce drasticamente dopo i primi venti minuti, in molti erano scettici. «Però dopo due ore - prosegue - una sonda l’ha individuato due metri sotto, abbiamo scavato e lo abbiamo raggiunto. Incredibilmente era sveglio. Non parlava, ma era cosciente. Un buon segno». Teneva ancora gli sci allacciati, ma non portava l’Arva, fatto che avrebbe potuto costargli davvero caro.
 I sanitari del 118 lo hanno stabilizzato e il Pelikan 1 lo ha poi elitrasportato all’ospedale San Maurizio. Come ha precisato il medico di bordo, «l’uomo è stato estratto in condizioni piuttosto serie, con una grave ipotermia. È stato ricoverato in Rianimazione, dove per ore lo si riscalderà. Solo una volta rientrato in temperatura si potrà verificare se abbia subito altri traumi. Per il momento la prognosi è riservata, ma se tutto procede per il meglio dovrebbe cavarsela. È stato davvero un miracolato: riuscire a sopravvivere là sotto, al freddo, per 2 ore...». Pure le notizie giunte in serata da parte dei carabinieri, intervenuti per i rilievi, erano fortunatamente rassicuranti.













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