Bolzano: grazie all'Archivio di Stato gli studenti hanno visto un pezzo di storia locale

Allestita una mostra di documenti d'epoca risorgimentale. L'esposizione pensata apposta per le scuole provinciali


Riccardo Valletti


BOLZANO. Il fascino della storia vista da vicino ha fatto breccia nell'attenzione di ragazzi e ragazze delle scuole medie, attraverso i documenti storici delle guerre d'indipendenza viste dall'Alto Adige, quando ancora era Austria. Per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia, l'Archivio di Stato ha messo a disposizione delle scolaresche, in visita da tutta la provincia, alcuni tra i più preziosi reperti finora gelosamente conservati dagli archivisti. Dalla chiamata alle armi di Radetzky della prima guerra d'indipendenza (1848/49), al dispaccio segreto che permetteva all'Armata napoletana di reclutare sudditi della corona austriaca per contrastare, oggi sappiamo senza riuscirci, Garibaldi e le sue mille camice rosse.
Guida d'eccezione per la mostra, nelle sale del Commissariato del Governo, è stata la stessa direttrice dell'Archivio di Stato, Armida Zaccaria. «Abbiamo organizzato questa mostra pensando alla didattica - spiega Zaccaria - cercando di avvicinare i ragazzi alla storia del Risorgimento attraverso questi documenti che attestano alcuni momenti importanti dell'epoca. Ci sono anche alcune chicche, come il telegramma di un bollettino di guerra: in quegli anni era stata appena inventata questa tecnologia, le trasmissioni avvenivano in codice morse e poi riscritte a mano in grafia gotica».
Gran parte dei documenti era redatta in tedesco.
«Anche questo - prosegue Zaccaria - è uno spunto di riflessione importante per i ragazzi, molti non sanno che questa era terra austriaca».
«Non riuscivamo a immaginare - afferma la studentessa Sara Messner - come potessero essere le comunicazioni dell'epoca, anche nel linguaggio che utilizzavano». «Abbiamo trattato l'argomento in classe - racconta la professoressa Bruna Tavella - e ci è sembrato bello concludere questo percorso didattico con una lezione sul posto».
I ragazzi si dicono stupiti dal fatto che i documenti siano in tedesco: «siamo abituati a pensare al Risorgimento come qualcosa di italiano, fa uno strano effetto», ragiona Federico Zanca. «La professoressa ci aveva mostrato delle carte geografiche dell'epoca - racconta Lukas Demetz - per capire meglio lo spostamento dei confini».
Incassato il successo dell'iniziativa, la direttrice Zaccaria si prepara a fare il bis in versione approfondita.
«Abbiamo in programma - annuncia - un incontro l'11 aprile, stavolta non didattico ma per un pubblico di studiosi o interessati, presso la sede dell'Archivio di Stato».

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