SANITA'

Bolzano, i primari ospedalieri difendono le visite private: "Le chiedono i pazienti"

Via alle prenotazioni al San Maurizio, da marzo aprono gli ambulatori


Valeria Frangipane


«Sto male o voglio che mi curi quel medico, perché mi fido solo di lui». Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase e quante volte l’abbiamo pensato noi stessi. Quando la salute fa brutti scherzi diventiamo vulnerabili e ci aggrappiamo a quel medico che diventa l’unico possibile: il “mio”. Fino al 2003 gli altoatesini hanno campato bene: se finivano in ospedale potevano pagare e scegliere a chi affidarsi. Poi tutto è cambiato perchè la Provincia, per abbattere le liste d’attesa, ha tolto l’opzione. Da marzo però si torna all’antico ed in sei reparti del San Maurizio riparte la libera professione e chi paga si sceglie chi vuole. I primari sono ottimisti: «Un bene per il paziente, un bene per l’Azienda. E non pensate che così diventiamo ricchi. Se puntavamo a far soldi non dovevamo scegliere l’ospedale!». Stipendi d’oro e servizio pubblico in sanità, salvo rare e fortunate eccezioni, non vanno d’accordo. Da lunedì scattano le prenotazioni per i primi 90 medici di Bolzano, Merano, Silandro, Bressanone, Vipiteno, Brunico e San Candido che hanno scelto la libera professione tra le mura dell’ospedale. Gli altri si aggiungeranno man mano fino ad arrivare ad un totale di 250 professionisti, 140 solo a Bolzano. Le visite vere e proprie partiranno a marzo. Ginecologia, Cardiologia, Otorinolaringoiatria, Ematologia, Neurologia, Ortopedia e Chirurgia saranno i primi reparti del San Maurizio a testare la novità.
 Sergio Messini, primario di Ginecologia, spiega che la libera professione fatta in maniera etica e con tariffe adeguate (le sue vanno dai 33 euro ad un massimo di 90) può essere un’ottima occasione sia per il paziente che per l’Asl. «Credo che sia giusto lasciare ad una donna la possibilità di decidere da chi farsi visitare e credo che la stessa Azienda ne trarrà dei vantaggi importanti magari per coprire il buco di 5 o 6 milioni di euro che si ritrova». Ma facciamo due conti. «Se al medico entrano 100 euro a visita, ne incassa alla fine sì e no 30». Scusi dottore, perchè? «Perchè 40 euro vanno all’Asl e 30 se li porta via lo Stato. L’importante è che il denaro che finisce nelle tasche dell’Azienda venga rimesso in circolo sia per andare incontro a chi la visita non se la può pagare sia per rifare, ad esempio, gli arredi dell’ambulatorio». Quindi le liste d’attesa, solita nota dolente. «Sentite, noi in reparto facciamo una trentina di visite al giorno con prenotazione non urgenti, un’altra trentina di visite senza prenotazione urgenti oltre a tutte le visite prioritarie ed all’attività superspecialistica. Non credo che tre ore alla settimana di libera professione ci sconvolgano il quadro».
 Anzi. Dello stesso parere Michael Memminger, primario di Ortopedia (tariffe da 50 ad un massimo di 134 euro per l’artrocentesi), che soffre da sempre per liste d’attesa importanti. «Credo che le visite private possano anche aiutarci a liberare risorse e ad avere più tempo per l’ambulatorio. E poi andavano introdotte perchè i pazienti le vogliono. Ho sempre cercato di andare incontro all’utente ma ammetto che non sempre è possibile. Vi faccio un esempio: se un cittadino soffre di una patologia all’anca cerco di organizzare il lavoro perchè possa essere seguito da un gruppo di specialisti dedicati, che in questo caso sono tre, ma pensare anche di riuscire a garantire sempre lo stesso medico risulta quasi impossibile».
 Per Sergio Cortelazzo, primario di Ematologia (tariffe dai 110 ai 200 euro), la libera professione è una vecchia conoscenza: «Ho lavorato per vent’anni all’ospedale di Bergamo dove era realtà quotidiana. Sinceramente non penso che tre ore di intramoenia alla settimana ci cambino la vita, ma penso che sia un segnale importante da dare ai pazienti che chiedono di farsi seguire da un medico perchè hanno fiducia di lui. Vediamo tutti i giorni persone che soffrono di patologie importanti e dare a loro la certezza di poter trovare lo specialista che chiedono può limitare il disagio. Diciamo che è una buona opzione ma non deve diventare mercato». Nel suo reparto lei è l’unico che l’ha scelta, si è chiesto perchè? «Forse perchè dal punto di vista economico non c’è un grosso vantaggio».













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