La crisi

Bolzano, in 4.165 chiedono aiuto per il cibo 

Nei primi quattro mesi dell’anno aumento esponenziale delle persone che hanno bisogno dell’aiuto dell’ente pubblico per tirare avanti. L'assessore Juri Andriollo: «In difficoltà soprattutto anziani ed extracomunitari che vivono e lavorano da anni a Bolzano: prima ce la facevano, oggi non più»


Antonella Mattioli


BOLZANO. Dal primo gennaio al 30 aprile sono state 4.628 le persone che hanno chiesto aiuto, per mangiare, alla rete di associazioni che distribuisce i prodotti del Banco alimentare; in tutto il 2021 erano state 5.475; 4.054 nel 2020 e 4.225 nel 2019.

Aumentano in maniera esponenziale, almeno a guardare gli ultimi dati, le richieste di cibo. In difficoltà soprattutto gli extracomunitari. Dei 4.628 che hanno chiesto aiuto in questi primi quattro mesi: 4.165 sono stranieri, 463 italiani. «Gli stranieri - precisa l’assessore Juri Andriollo - sono persone che risiedono a Bolzano ormai da anni e lavorano. Ma si tratta spesso di occupazioni precarie e con paghe basse. Se prima in qualche maniera ce la facevano; oggi non ce la fanno più».

Chi opera nel sociale è convinto che le cifre, per quanto alte, fotografino solo in parte la realtà e ci siano sacche di povertà nascosta.

Soprattutto tra gli anziani costretti a vivere con la pensione minima (tra i 500 e i 600 euro al mese). «La situazione -prevede l’assessore Andriollo - è destinata a peggiorare a causa dell’aumento esponenziale del costo della vita, visto che già nei primi quattro mesi di quest’anno sono state assistite più persone, rispetto al 2019 e al 2020».

Il Banco alimentare

A Bolzano a distribuire il cibo del Banco alimentare ci sono diverse associazioni: dalla Caritas alla Santo Stefano di Oltrisarco; dalla San Vincenzo di lingua italiana a Don Bosco a quella di lingua tedesca di via Andreas Hofer; a Volontarius e la Croce Rossa.

«Nel 2021 - spiega Luca Merlino, vicepresidente regionale del Banco alimentare - abbiamo distribuito 800 tonnellate di cibo in tutta la provincia. Un 20% lo raccogliamo grazie alla tradizionale colletta alimentare d’autunno; un altro 20-25% arriva dall’Ue, percentuale purtroppo più bassa di quella che potrebbe essere a causa delle procedure burocratiche spesso complicate; il rimanente 50% è frutto della raccolta quotidiana nei supermercati di prodotti vicini alla scadenza. A fronte dell’aumento del bisogno però, non basta più. Stiamo lavorando per ampliare la rete alle aziende alimentari e a quelle agricole. Inoltre, l’indicazione data alle associazione è di prestare molta attenzione alla distribuzione, per evitare che lo stesso soggetto faccia la spesa in diversi punti».

La povertà nascosta

A chi si rivolge alle associazioni per avere gratis la pasta, il riso, l’olio e il tonno, che ha un volto e un nome; si aggiungono i cosiddetti poveri “invisibili”. Soprattutto anziani che vivono soli. Con pensioni da fame finora hanno tirato avanti tagliando un po’ su tutto, per evitare di doversi rivolgere alle istituzioni. Ma da quando sono esplosi i prezzi degli alimentari e le bollette di luce e riscaldamento sono raddoppiate se non triplicate, sta diventando ogni giorno più dura. «Il nostro timore - dice Andriollo - è che nonostante tutto si vergognino a chiedere aiuto, magari dopo una vita di lavoro».

È un problema di dignità ma anche - quando si ha una certa età - di impossibilità di rivolgersi alla pubblica amministrazione, dove tutto o quasi ormai è informatizzato.

Per questo motivo il Comune ha chiesto aiuto alle associazioni che come Auser, Antea e Ada operano sul territorio e sono punto di riferimento per molti anziani.

«Essendo una sorta di avamposto possono individuare più facilmente i casi di bisogno, segnalarli o aiutarli a rivolgersi ai distretti sociali. Noi stiamo lavorando per evitare che nessuno rimanga indietro».













Altre notizie

Attualità