Bolzano: inchiesta baby squillo, almeno tre indagati verso l'archiviazione

Per almeno tre dei 16 indagati si prospetta il non luogo a procedere sulla base di quanto emerso nel corso dell'incidente probatorio


Mario Bertoldi


BOLZANO. Sono tre gli indagati nell'inchiesta sulle baby squillo di via Resia per i quali il sostituto procuratore Donatella Marchesini avrebbe deciso di chiedere al giudice l'archiviazione del procedimento avviato con l'accusa di prostituzione minorile. Non è detto che siano le uniche posizioni destinate ad uscire di scena molto rapidamente dall'inchiesta. Ma per almeno tre dei 16 indagati si prospetta il non luogo a procedere sulla base di quanto emerso nel corso dell'incidente probatorio di inizio maggio davanti al giudice Carlo Busato. I verbali delle deposizioni delle ragazzine sono raccolti in 500 pagine che il pubblico ministero sta valutando con attenzione. Tutto o quasi si gioca sulla consapevolezza o meno da parte degli indagati della effettiva minore età delle baby prostitute. Come detto, almeno per tre degli inquisiti sarebbe emersa la prova contraria, cioè la prova che effettivamente non fossero a conoscenza dell'età anagrafica delle ragazze con cui avevano acquistato una prestazione sessuale a pagamento.
Su questo punto gli avvocati di difesa di tutti gli indagati avrebbero messo a punto corpose documentazioni, pronte ad essere utilizzate in caso di richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di prostituzione minorile. «Siamo in grado di produrre documentazione fotografia a iosa sullo stile di vita delle tre ragazzine in questione» puntualizza uno degli avvocati difensori. Per loro stessa ammissione durante l'incidente probatorio, è emerso che le tre giovani marocchine erano solite fare vita notturna nelle discoteche altoatesine almeno quattro volte alla settimana. Ogni giovedì, venerdì, sabato e domenica le tre ragazzine avrebbero sistematicamente scelto di trascorrere la notte, sino alle prime luci dell'alba, in discoteche e night, con un abbigliamento non certo adolescenziale, adeguatamente truccate. Le documentazioni fotografiche in mano ad alcuni avvocati dimostrerebbe - secondo le tesi difensive - che non sarebbe stato certo difficile ritenere che le tre ragazze marocchine (molto conosciute in diversi ambienti bolzanini) avessero già raggiunto la maggiore età. A parte tre o quattro casi (in cui c'è la prova documentale della conoscenza certa della vera età delle ragazzine), per molti degli indagati il procedimento sembra aperto a tutte le soluzioni. Nessuno per il momento, tra i clienti finiti sul registro degli indagati, ha proposto patteggiamenti o riti alternativi. «Tutti aspettiamo di conoscere a quali conclusioni processuali giunge il pubblico ministero» rivela uno degli avvocati difensori il quale puntualizza anche che sinora le difese non hanno «sparato» nessuna cartuccia. A tempo debito, però, nessuno degli indagati sembra intenzionato a subìre il procedimento senza reazione. Insomma, per chi rimarrà sotto accusa, si prospetta una battaglia giudiziaria piuttosto vigorosa anche perchè le tre ragazzine marocchine (nel frattempo diventate maggiorenni) si costituiranno parte civile.

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