Bolzano, l'Ipes vuole trasferirei dipendenti indagati

Il loro ritorno al lavoro negli uffici dell’Ipes sta sollevando problemi di opportunità. Dando per scontata la presunzione di innocenza, la Provincia studia una soluzione che sia allo stesso tempo garantista e sensibile alla tensione che si è creata all’Ipes


Francesca Gonzato


BOLZANO. Giunta provinciale e Ipes studiano una soluzione per i cinque dipendenti dell’Ipes indagati nell’inchiesta sulla corruzione e reintegrati al loro posto di lavoro. L’obiettivo è trasferirli. Non solo di ufficio, ma allontanarli dallo stesso istituto per l’edilizia sociale. Il Tribunale del riesame ha annullato la decisione del giudice Silvia Monaco di sospendere per un mese Valter Boldrin, Tiziana Andreotti, Brigitte Bagozzi, Paolo Nascimbeni e Roberto Rebecchi.
Il loro ritorno al lavoro negli uffici dell’Ipes sta sollevando problemi di opportunità. Dando per scontata la presunzione di innocenza, la Provincia studia una soluzione che sia allo stesso tempo garantista e sensibile alla tensione che si è creata all’Ipes. Nei giorni scorsi Gianfranco Ponte, presidente del comitato inquilini dell’Ipes, ha tuonato: «Abbiamo sentito che l’Ipes ha intenzione di rimettere nello stesso posto che occupavano prima gli impiegati finiti nei guai. Così si rischia la sollevazione generale di chi si sentirebbe cornuto e mazziato».
Proteste a parte, la Provincia sta verificando una ipotesi: trasferire gli impiegati all’interno di uffici provinciali. Al loro posto verrebbero inseriti all’Ipes dipendenti della Provincia. Si tratterebbe di una misura temporanea, in attesa degli esiti dell’iter giudiziario. La soluzione piace, ma non è stata ancora presa una decisione: gli uffici stanno verificando se è possibile spostare impiegati Ipes all’amministrazione provinciale.
Intanto ha subito una decisa accelerata la riorganizzazione dell’Ipes che da mesi aspettava di essere approvata in giunta provinciale. «Abbiamo consegnato il documento quasi un anno fa», informa il presidente dell’Ipes Albert Pürgstaller.
L’inchiesta ha messo le ali alla riorganizzazione.
Il testo rielaborato verrà esaminato il 3 agosto dal consiglio di amministrazione dell’Ipes, poi tornerà in Provincia per il via libera.
Si tratta di un testo elaborato all’interno del Cda dell’Ipes, in particolare dal vicepresidente Renzo Caramaschi, che introduce, tra l’altro, un meccanismo di controlli incrociati su appalti e affidamenti diretti di lavori. «La gestione sarà più efficace», spiegano Pürgstaller e Caramaschi, «ma anche più trasparente, certo».
La riorganizzazione prevedeva inizialmente anche alcune sinergie tra Provincia e Ipes: una operazione delicata, che per il momento viene aggiornata. Lo conferma l’assessore all’edilizia abitativa Christian Tommasini: «Avevamo incaricato Caramaschi di studiare la riorganizzazione. Ora con l’Ipes abbiamo deciso di portare avanti gli aspetti meno problematici».
Le novità più importanti della riorganizzazione che dovrebbe essere varata il 3 agosto sono l’istituzione del nucleo di valutazione, dell’ufficio controlling e l’ufficio appalti centralizzato. Spiega Pürgstaller: «Oggi appalti e affidamenti dei lavori vengono gestiti sia del centro servizi all’inquilinato che dall’ufficio tecnico. Un unico ufficio consentirà di avere personale costantemente aggiornato sulla materia». Pürgstaller si tiene sul prudente: «Se poi uno vuole rubare, trova il sistema, lo sappiamo. Ma la riorganizzazione renderà le procedure più controllate». Determinante dovrebbero essere i controlli incrociati dell’ufficio controlling (verifica le procedure amministrative) e il nucleo di valutazione, che vigila sul raggiungimento degli obiettivi.

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