Bolzano, morto Claudio Vantini professore e allenatore: una vita per lo sport


Marco Marangoni


BOLZANO. Tuta da ginnastica, cronometro in mano e sempre sorridente. Ricordiamolo così Claudio Vantini, per tutti noi Andrea. Se n'è andato ieri, in circostanze tragiche. L'atletica leggera, ma soprattutto lo sport altoatesino, perde all'improvviso uno dei suoi grandi educatori. Perchè Andrea Vantini non era solo il "profe" di educazione fisica che ci faceva divertire, che ci portava a correre e giocare a pallone, che quando ci comportavamo male ci faceva fare i giri della palestra.
Andrea Vantini non era solo l'allenatore di atletica, ma era un uomo che sapeva formare ed educare i ragazzi.
Un grande uomo, un apprezzato allenatore del settore giovanile. Possiamo dire che il suo motto era: "formare ragazzi e non solo campioni".
Il suo obiettivo era quello di ricreare il "cortile" di una volta per far ridare motricità ai nostri ragazzi tenendoli lontani dai "brutti giri" e dalla cattive abitudini.
La sua grande forza era quello di formare il gruppo. Insomma, era un trascinatore. Sapeva convincerti con lo sguardo, parlandoti della sua passione per quello sport che tanti anni fa lo aveva condotto fino alle porte della nazionale italiana juniores.
La sua morte, a 57 anni (era nato l'11 aprile del 1953), ha scosso l'intera Bolzano sportiva e non.
Ieri mattina la notizia del suo decesso ha fatto il giro del capoluogo. Nelle scuole c'erano ragazzi che piangevano. Alcuni di loro l'avevano visto la sera prima, come sempre tranquillo, per l'allenamento in palestra.
Sotto i suoi occhi sono passate migliaia di giovani, intere generazioni. Chi era solo un suo alunno, chi era suo allievo sulle piste del Coni e del Druso, chi si era avvicinato, grazie alla passione che ti trasmetteva, all'atletica anche ad età oltre gli "anta".
L'ultima volta che lo abbiamo incontrato, poche settimane fa, ci aveva raccontato di aver composto un gruppo master formato da alcuni suoi ex atleti, la ciliegina di un progetto che lui stesso aveva ideato sei anni or sono.
Il Centro Sportivo Scolastico "Leonardo da Vinci" di Bolzano che oggi vanta ben 260 tesserati (oltre 200 giovani) è merito suo.
Anche la sua famiglia era nata sul tartan delle piste d'atletica. La frequenza giornaliera al "muretto dei 300 metri" dello stadio Druso, quando allenava il folto gruppo dell'Iveco Atletica, l'aveva avvicinato al cuore di Maria Luisa, prima una sua buona atleta in tutte le specialità, poi la sua compagna e sua moglie ed infine la mamma di Riccardo (17 anni) e Leonardo (14). Il primogenito ha voluto seguire le orme del padre, cimentandosi nella massacrante specialità dei 400 ostacoli.
Per tutti Andrea, anche se all'anagrafe è registrato col nome di Claudio (i genitori lo hanno sempre chiamato Andrea), nella sua carriera ha vestito le maglie di Fiamma Bolzano e Sab. Riposte anzitempo le scarpette al chiodo causa infortuni ai tendini e noie al ginocchio, Vantini si trasferì in Lombardia, a Brescia per l'esattezza, dove conseguì il diploma Isef. Forte della scuola "Calvesi", il giovane Andrea iniziò la carriera da allenatore. Ben presto scoprì il talento di Antonella Bellutti portandola fino in nazionale.
Ieri pomeriggio nella palestra delle scuole medie "Leonardo da Vinci" di via Napoli, circa una sessantina dei "suoi ragazzi" si sono stretti in cerchio tenendosi per mano. Hanno voluto ricordare il loro "profe", il loro allenatore, parlando di lui. In serata anche i "suoi master" (il giovedì era previsto l'allenamento per loro) per i quali andava tanto fiero, lo hanno ricordato.
«Andrea era una persona che sapeva trasmettere positività ai ragazzi. Sapeva sempre offrire una parola giusta dando buoni consigli», lo ricorda Paolo Picin, presidente del Centro Sportivo Scolastico. «Dava gli stimoli giusti, non obbligava nessuno, non dava stress da risultato. Insomma, un padre per i ragazzi, un fratello maggiore per qualcun altro».

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