Bolzano non aspetta

di Mauro Fattor


Mauro Fattor


Uno scontro politico duro. Da una parte il sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli, dall’altra il suo partito, il Pd. Troppo presto per capire da quale parte stiano torti e ragioni, ma in fondo non è neppure così importante. O meglio, importa eccome, ma ci sarà tempo e modo per farlo nei prossimi giorni. Quello che invece conta è avere rotto l’ipocrisia politica del quadretto di famiglia. Conta per Bolzano. Perchè a fare le spese di questa lotta intestina e dei malumori che da tempo serpeggiavano nella maggioranza, è stato ed è il capoluogo, condannato ad un’inerzia che nel tempo si è trasformata in paralisi amministrativa e gestionale. Brutto affare di per sé, che diventa pessimo se proiettato sullo sfondo di una crisi di risorse che sta costringendo tutti, enti pubblici in primo luogo, a reinventare le regole del gioco e a ridefinire strategie e prassi. Tutti meno il Comune di Bolzano. Inchiodato alle nomine, a sentire Spagnolli. Crocefisso dalla farraginosa macchina burocratica degli uffici comunali, dice il vicesindaco Ladinser. Giustificazioni misere, a ben guardare, nel tentativo neppure troppo celato di scaricare su un altrove qualunque responsabilità e debolezze.
Carenze che sono in primo luogo da ricercarsi dentro la giunta comunale e dentro i partiti della coalizione. Certo la macchina burocratica è un problema, ci mancherebbe, nessuno lo nega. E anche le nomine hanno un loro peso e vanno discusse, ma da qui a farne il capro espiatorio per dare ragione ai cittadini di cinque mesi di nulla e di inefficienze quasi patologiche, ce ne corre. Ce ne corre tanto. Troppo. Troppo soprattutto per la smisurata pazienza delle famiglie che chiedono da mesi e inutilmente la sistemazione di Parco Mignone; per due quartieri, Piani e Firmian, che resteranno senza farmacia causa suicidio preventivo del Comune che non ha presentato domanda in Provincia; per le categorie economiche che lamentano lo stato di devastazione viario della Zona Industriale; per le mamme che chiedono inutilmente un presidio pediatrico a Oltrisarco. E questo solo per restare nell’ambito della stretta attualità, roba degli ultimi due giorni, per essere chiari. Perchè l’elenco sarebbe molto pià lungo. E quando si dice problemi della città si sbaglia. Sono problemi dei cittadini, che è una cosa molto diversa. Ricordarselo più spesso sarebbe un discreto antidoto per iniziare a cambiare marcia, uscendo da questo cocktail micidiale che ha prodotto la paralisi della giunta comunale: una debolezza politica intrinseca, lo scollamento tra il primo cittadino e il suo partito di riferimento, una concezione veterodemocristiana della mediazione che confonde mezzi e fini, con una preoccupante vocazione ai compromessi al ribasso. Non serve a niente battere i pugni sul tavolo sulle nomime, come ha fatto Spagnolli. È sulle politiche per la città che il confronto deve produrre decisioni, scelte. È nel rapporto con la Provincia che il Comune e il suo sindaco si devono costruire una credibilità nuova, pensare e agire da capoluogo, anche quando le competenze stanno altrove. Come è possibile che i tagli al bilancio non siano stati neppure oggetto di un confronto serio e serrato con Durnwalder? Possibilissimo, perchè nulla c’è da mettere sul tavolo di una trattativa se non ci sono idee chiare sulle proprie priorità, se si naviga a vista pensando che basti spillare una birra di qua e presenziare di là per avere la simpatia e la stima dei bolzanini. Anzi, la simpatia forse sì, la stima no. Al segretario del Pd, Antonio Frena, va riconosciuto se non altro il merito di avere detto le cose come stanno esternando un disagio che parte da lontano. Adesso Spagnolli, se vuole, ha tutto il tempo per rimettere in movimento la sua giunta onorando il patto che ha stipulato con quanti gli hanno dato fiducia. Se invece non è in grado di farlo, lo dica chiaramente. Sopravvivere a se stessi tirando a campare è il modo peggiore per trascinare la città in una spirale di inefficienza che i cittadini non meritano.

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