Bolzano: pedofilia, maestro pagherà 60 mila euro di danni

La difesa si è accordata sul risarcimento danni con le famiglie degli alunni. A maggio l'appello


Massimiliano Bona


BOLZANO. Il maestro elementare condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per atti di pedofilia in classe ai danni dei propri alunni risarcirà le parti civili (scuola esclusa) con 60 mila euro. L'avvocato Nettis ha raggiunto l'intesa con le famiglie dei bambini a poche settimane dall'inizio del processo in appello. Il maestro, che insegnava in un istituto della Bassa Atesina, continuerà a percepire metà dello stipendio - come prevede la legge - fino a quando la condanna non passerà in giudicato. Come hanno spiegato ieri i suoi legali si dedica ad attività di volontariato ed è consapevole di non poter più mettere piede in una scuola. Il docente di matematica e educazione fisica è stato interdetto, infatti, dai pubblici uffici. Gli avvocati Nicola Nettis e Alberto Valenti in questi mesi hanno trattato a lungo con i legali dei genitori degli alunni in modo tale da non dover avere a che fare con le parti civili nel processo d'appello, che inizierà a fine maggio. «Stiamo ancora trattando - precisa Nettis - con la scuola dove insegnava il nostro assistito, ma contiamo di trovare a breve un'intesa, come abbiamo fatto con le famiglie». Si tratta di una strategia mirata, che potrebbe consentire all'insegnante - che oggi a 39 anni - di ottenere in secondo grado anche una piccola riduzione di pena. I due legali si dicono convinti, infatti, che il maestro non sia un pedofilo. È vero che agli atti ci sono filmati che documentano questa innaturale propensione dell'insegnante a mettere la mani addosso ai bambini (anche sulle parti intime), ma è anche vero - sostengono i difensori - che il processo non avrebbe risolto il dubbio sulla reale consapevolezza dell'imputato. Secondo Nettis e Valenti l'inchiesta non avrebbe chiarito se l'insegnante ha avuto un comportamento anomalo e confidenziale con i bambini allo scopo di soddisfare i suoi istinti sessuali. In primo grado il maestro è stato ritenuto colpevole di violenza sessuale, ma è anche vero che il giudice ha riconosciuto la sussistenza dell'ipotesi più lieve del reato. Donatella Marchesini, il pubblico ministero che ha seguito l'inchiesta (ma non sarà presente in appello), aveva chiesto una condanna a tre anni e mezzo. «In primo grado - sottolinea il magistrato - è stato confermato quasi in toto l'impianto accusatorio. Le prove, grazie alle intercettazioni ambientali, sono del resto piuttosto evidenti». A filmare il maestro durante le lezioni sono stati i carabinieri, che hanno sistemato diverse micro-telecamere all'interno delle classi e in palestra. L'insegnante, in base alla ricostruzione dei militari dell'Arma, avrebbe cercato in più occasioni di abbracciare gli alunni, di stringerli a sé, palpeggiarli e massaggiarli anche nelle parti intime, mascherando il tutto con una serie di gesti affettuosi, una sorta di ricompensa per aver eseguito bene i compiti. Le intercettazioni secondo i carabinieri avrebbero permesso inoltre di accertare che il maestro cambiava radicalmente comportamento se era da solo o con altri insegnanti. La tesi della difesa è ben diversa. Secondo l'avvocato Nettis in classe e in palestra non ci sarebbe stato alcun atto morboso e con finalità sessuali. Il docente, peraltro, è consapevole che il percorso didattico scelto è stato poco professionale ed eccessivamente «amicale» con gli alunni. I genitori dei piccoli, invece, hanno sempre ribadito con fermezza di non aver gradito affatto carezze e abbracci ai loro figli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità