Bolzano: scandalo Ipes, nuovo filone d'indagine

La Procura della Repubblica ha avviato un nuovo filone d’indagine nei meandri della gestione Ipes. Nel mirino la gestione dei collaudi



BOLZANO. La Procura della Repubblica ha avviato un nuovo filone d’indagine nei meandri della gestione Ipes. Nel mirino della magistratura è finita la gestione, per anni, dei collaudi finali degli immobili di nuova costruzione. Le imprese avrebbero ovviamente avuto l’obbligo di consegnare l’opera finita senza difetti di fabbricazione ma in diversi casi l’immobile consegnato dalle imprese avrebbero superato inspiegabilmente la fase dei collaudi (alla presenza di alti funzionari Ipes preposti ai controlli) per poi evidenziare gravi difetti di fabbricazione. E’ stato l’avvocato Marco Ferretti, per conto del geometra Stefano Grando (ex direttore dell’ufficio servizi per l’inquilinato, sotto procedimento penale nel primo filone di indagine) a consegnare ai magistrati un vero e proprio dossier che sta imponendo nuove indagini e nuovi accertamenti. Della questione sono stati nuovamente investiti i carabinieri che sono già al lavoro da qualche settimana anche su questo nuovo fronte. In cosa consiste la denuncia? Molto semplicemente nel presunto sperpero di denaro (in alcuni casi pubblico, in altri di provenienza dell’inquilinato) per far fronte a lavori riguardanti difetti di fabbricazione che avrebbero dovuto essere effettuati (gratuitamente) dall’impresa costruttrice e che in realtà - secondo questa segnalazione accusatoria - sarebbero stati fatti passare per normali lavori di manutenzione (in edifici, però, che avevano pochi mesi di vita).
Per il momento alla magistratura è stata semplicemente segnalata la grave anomalia nella gestione degli edifici Ipes di nuova costruzione. Sarà compito degli investigatori scoprire il motivo della presunta inefficienza riscontrata in diverse occasioni in fase di collaudo finale dell’opera. Al pubblico ministero è stata consegnata una documentazione, anche fotografica, molto dettagliata. Tutta la documentazione sarebbe stata già trasmessa anche alla Procura regionale della Corte dei Conti per possibili danni erariali. E’ evidente che il nuovo filone d’indagine potrebbe provocare un altro terremoto all’interno dell’istituto.
Alcuni dei casi segnalati riguardano il primo ed il quarto lotto delle semirurali, la cosiddetta «casa rossa» di via Roma 99 ed un edificio di via Mozart ove furono riscontrati gravi problemi di infiltrazioni. In ogni occasione la prevista commissione tecnica di controllo (composta da funzionari Ipes) avrebbero firmato la regolarità dell’opera consegnata dall’impresa per poi scoprire gravi problemi e difetti di fabbricazione poche settimane dopo. L’anomalia su cui sta lavorando la magistratura è che in quasi tutte le occasioni - secondo quanto segnalato al magistrato - l’istituto avrebbe scelto di non richiamare in causa la ditta costruttrice preferendo mettere mano al problema utilizzando i fondi previsti per le manutenzioni (in alcuni casi con un aggravio economico per gli inquilini).
Nel quarto lotto delle semirurali chi abita in alcune abitazioni nel sottotetto, si è ben presto accorto che l’impresa ha omesso gli accorgimenti tecnici previsti per un’adeguata coibentazione degli alloggi. E così d’inverno il freddo è intenso (con necessità di spendere parecchio per il riscaldamento) e in estate si è costretti a convivere con una temperatura asfissiante. Secondo la documentazione consegnata alla Procura, i vertici dell’istituto (nel corso degli anni) sarebbero sempre stati al corrente di questi problemi ma non avrebbero mai imposto una politica di tutela dell’ente. In via Mozart da tre anni gli inquilini sono alle prese con un impianto elettrico difettoso nel tunnel che conduce ai garage sotterranei. In 36 mesi agli inquilini sarebbero state addebitati 14 mila euro di spesa per il cambio delle lampadine.

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