Bolzano, scuola Manzoni: l'alfabeto si insegna bilingue

In prima si impara a leggere e scrivere contemporaneamente in italiano e tedesco


Davide Pasquali


BOLZANO. «Il punto, ormai, non è più dove andare, ma quanto velocemente vogliamo andarci: la strada del plurilinguismo è tracciata». Lo afferma la dirigente scolastica delle Manzoni, Mirca Passarella. Assieme alla linguista, glottologa e docente universitaria Stefania Cavagnoli ha appena pubblicato un volume per la prestigiosa casa editrice milanese Franco Angeli: «Educare al plurilinguismo - Riflessioni didattiche, pedagogiche e linguistiche». Un libro-spartiacque. Perché decreta la fine della fase sperimentale, per traghettare la scuola a sezioni bilingui, o meglio trilingui, verso l'istituzionalizzazione. Insomma, sdogana definitivamente, anche o forse soprattutto a livello accademico, l'insegnamento veicolare nella seconda e pure nella terza lingua a partire dalle primarie. Il volume è espressione di una rara collaborazione fra il mondo universitario (purtroppo - vai a sapere perché - non l'altoatesina Lub) e la prassi didattica. Racconta l'esperienza plurilingue della scuola primaria bolzanina Manzoni, facendola assurgere a modello di riferimento a livello nazionale. Certamente non l'unico possibile, ma un modello didattico plurilingue che funziona. Eccome.

ALFABETIZZAZIONE. Sintetizzare 170 pagine di un testo specialistico denso di significati in poche righe è impresa improba, per cui, anche se decisamente a malincuore, si deve scegliere. La novità vera delle Manzoni, per la prima volta raccontata nero su bianco dal testo, è semplice da riassumere: di solito, in prima elementare si insegna a leggere e scrivere nella madrelingua degli alunni. Poi, soltanto dopo, si insegna a leggere e scrivere nella seconda lingua ed eventualmente pure nella terza. Alle Manzoni si è sperimentata con successo un'altra visione didattica, nuova: l'alfabetizzazione bilingue. Spiegano Passarella e Cavagnoli: «Significa avviare contemporaneamente all'apprendimento della letto-scrittura sia in italiano che in tedesco. È un po' la grande novità rispetto alle classi normali. I bimbi, in prima elementare, si avvicinano alla scuola con una grande voglia di imparare e sono molto motivati ad apprendere a leggere e a scrivere; e non trovano alcuna difficoltà a farlo parallelamente in italiano e tedesco».

CONTRADDIZIONI. Questa visione contrasta con le teorie datate: una persona, una lingua. Si può magari insegnare da subito a parlare in un altro idioma, anche già in prima elementare, ma lettura e scrittura arrivano sempre in un secondo momento. Un po' quello che succede attualmente nella scuola tedesca: prima accantoniamo il dialetto e mettiamo a posto il tedesco, poi, soltanto poi, partiamo anche con l'italiano. «Qui abbiamo cercato di dimostrare che non solo non serve fare così ma, anzi, è molto più produttivo procedere con una alfabetizzazione bilingue italiana e tedesca, il che vuol dire imparare a leggere e scrivere in parallelo in italiano e tedesco». Sono gli stessi bambini, alle prime lezioni di seconda lingua, a chiedere, entusiasti: come si scrive? «Imparando a leggere e scrivere contemporaneamente in italiano e tedesco, l'una lingua sostiene l'altra. L'apprendimento bilingue è assai più veloce».

IL CORAGGIO. La sperimentazione, alle Manzoni, è iniziata cinque anni fa e oggi coinvolge due sezioni, per un totale di sette classi. Inizialmente, il primo anno, le maestre non avevano avuto il coraggio di partire subito con l'alfabetizzazione parallela. Poi hanno allungato il passo e hanno scoperto che i bambini non solo gli stavano dietro, ma erano in grado di correre. «Abbiamo iniziato il secondo anno della sperimentazione, perché temevamo quello che la ricerca teorica ci continuava a dire. Insomma: imparare a parlare le due lingue insieme sì, ok; ma imparar a scrivere e leggere contemporanemtente nelle due lingue confonde i bimbi. In breve ci siamo resi conto, proprio dal punto di vista fonologico, dei suoni, che una lingua è in grado di sostenere l'altra, nello scritto esattamente come nel parlato. I bambini, così, hanno a disposizione e possono confrontare più suoni. Ciò permette loro di arrivare prima a riflettere su quello che stanno imparando, sulla lingua, e quindi, paradossalmente, iniziano più velocemente a giocare con la lingua, e lo fanno assai più facilmente anche nello scritto. Lo vedi per esempio con le rime: i bambini inventano giochi, rebus, poesie. Cose divertentissime, in italiano e tedesco. La lingua come gioco: divertente per gli insegnanti, utile per i ragazzi». Funziona così bene che si è pure messo in piedi un laboratorio ad hoc. «L'approccio laboratoriale, in genere non sfruttato come si dovrebbe, nella sperimentazione plurilingue delle Manzoni è uno dei punti più qualificanti». E fra i vari laboratori, tra i quali l'informatica in inglese (alle elementari!), c'è anche quello di riflessione linguistica. A lezione, in mezzo alla classe, sta una lavagna. Sulla sinistra il tedesco, sulla destra l'italiano. Esemplificando: si studia il suono "ch". In italiano è contenuto nella parola "chilo", in tedesco abbiamo invece "ich". Anche detta così, in maniera semplicistica, si capisce dove arriveranno questi bimbi. A leggere e scrivere in due lingue. E a capire che lo stesso oggetto serve a due cose. Tradotto: elasticità mentale assai sviluppata.

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