Bombe inesplose, ecco le mappe 

Conservate al convento di Muri Gries. Nove cartine vergate dai militari della Wehrmacht dopo i bombardamenti americani su Bolzano Consegnate alla Protezione civile dal Curatorio. Durante i lavori per Waltherpark e Areale ferroviario serviranno per scovare gli ordigni sepolti


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano, Ogni due giorni a Bolzano suonavano le sirene. In due anni, 472 volte. Un incubo. Appena dopo, la gente correva nei 53 rifugi. Il più grande era la galleria del Virgolo. Lì dentro, ad aspettare che finisse l'incursione, stavano stipate 8 mila persone. Ecco la guerra dei bolzanini. E mentre, dal ’43 al ’45 migliaia erano al fronte o nei campi di prigionia, qui cadevano le bombe. Metà città fu distrutta: 335 edifici completamente, 648 danneggiati seriamente, altri 1395 in maniera più lieve. A ognuno la sua croce si potrebbe dire, visto che i morti sembra siano stati ben di più dei 200 registrati al termine del conflitto. Bombe da aerei americani e inglesi. I primi volavano altissimi, almeno 6 mila metri. I secondi stavano più bassi, poco sopra i mille: volevano la precisione. Nel mirino? Soprattutto l'areale della stazione. Ecco da dove cadeva la bomba disinnescata giusto domenica. E anche quella scoperta mesi prima, in piazza Verdi. «Prepariamoci a vivere anni di rinvenimenti di questo tipo. Di bombe celate nel terreno ne dovremo rendere innocue ancora molte...» aveva già avvertito il colonnello Gaetano Celestre, che comanda il reggimento genio guastatori alpini. Lui, dall'alto della sua esperienza sul campo, lo supponeva. Ora ne esiste la certezza. Documentale. Sono state infatti rinvenute, digitalizzate e presentate ieri in Provincia, le mappe in cui i tedeschi del comando Wehrmacht e della difesa antiaerea, insediatosi dopo l’8 settembre 1943 nel convento dei Muri Gries, hanno registrato, incursione dopo incursione, tutte le bombe esplose. Ma, soprattutto, anche quelle inesplose. Le prime, in queste cartine catastali della Bolzano anni quaranta, sono segnate con una piccola croce. Le altre con un cerchietto. Di croci Bolzano era allora pervasa. Un largo settore che andava dai Piani fino in centro, anche in via Cassa di Risparmio o in via Leonardo da Vinci, percorrendo tutto il quadrante dal Colle fino a ponte Loreto e oltre. Ad esempio: quella rinvenuta in piazza Verdi mesi fa durante i lavori preparatori del pru è segnata. Serviranno queste mappe? Eccome. Tant'è che Wittfrida Mitterer, direttrice del Curatorio dei Beni tecnici-culturali ha consegnato cartine e chiavetta per il loro riversamento in digitale alla protezione civile altoatesina. Non c’era Schuler, al posto suo l'ha ritirata l'omologo municipale Luis Walcher, il vicesindaco uscente. Mitterer le ha scovate dopo lunghe ricerche di archivio. Un indizio era già stato fornito decenni fa, in un libro scritto da Mario Ferrandi, allora capocronista dell'Alto Adige e da due altri giornalisti del quotidiano, Luigi Sardi e Gian Pacher («Gli anni delle bombe», 1973) e stampato dalla Seta, l'editrice del nostro giornale. Si parlava, in un passaggio, di un colloquio con padre Bertoldo Roellin del convento di Muri che testimoniava di aver visto i tedeschi eseguire quel certosino lavoro di mappatura dopo ogni attacco. E oggi le ricerche, in abbazia, sono state condotte con il sostegno di padre Placido Hungerbühler, che è il bibliotecario dell'archivio conventuale. Tutto era stato conservato di quegli anni turbinosi. E pure i documenti redatti dagli uffici del comando della polizia di sicurezza, della difesa antiaerea che lì avevano la loro sede, come pure della Wehrmacht stessa.

Ora, questa mappa delle bombe nascoste sarà esaminata dalla protezione civile comunale e provinciale. E anche dai militari che ieri Walcher ha ringraziato per il grande lavoro svolto in sicurezza anche pochi giorni fa. Perché dobbiamo prepararci a vivere una stagione di disinneschi e di nuove scoperte? Perché Bolzano è in trasformazione. Si stanno posando le nuove reti del teleriscaldamento, modernizzando le altre e, soprattutto, è in arrivo, oltre che attualmente il Waltherpark, in grande progetto-scavo dell'Areale. Lì, anche solo guardando di striscio le cartine, ci sono ancora piccoli cerchi: le inesplose. Certo, non ci si baserà solo sulla mappa. «Oggi abbiamo capacità di sondaggio fino a cinque metri di profondità impensabili in passato» ha osservato il colonnello degli artificieri. Ma qualche volta i macchinari sono ciechi. Ad esempio: hanno visto quest’ultima bomba, in zona Mayr Nusser, ma non quella di piazza Verdi. Era infatti nascosta da un tubo di ferro che la sovrastava e le sonde, cercando i metalli, sono dunque state confuse. Sarà complessa la bonifica di tutto quel nuovo settore edificabile che, tra qualche anno, diventerà anch’esso un cantiere. Poi c'è la storia. E questo rinvenimento apre nuovi squarci sulla Bolzano in guerra. Una geografia bellica e di morte che ancora vive con noi, sotto terra. Qui e anche alle pendici dei monti della conca. Sul Colle, ad esempio, l'acqua non è un gran che. La ragione? Se i bombardieri, magari preoccupati dalla contraerea, non riuscivano a scaricare sulla stazione tutto il loro carico, se ne liberavano sul Colle, visto che non avrebbero potuto atterrare a Vicenza con bombe ancora a bordo. E lassù, i metalli ancora lasciano il loro segno inquinante.













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