Braies, oltre un milione i metri cubi della frana
Ancora cadute di sassi dalla Piccola Croda Rossa, ma la situazione non preoccupa Si tratta di un fenomeno naturale dovuto allo scioglimento del permafrost
BRAIES. La stima delle dimensioni della frana sulla Piccola Croda Rossa (2.859 metri), nel Parco Braies-Fanes-Senes, va rivista. Finora è caduto oltre un milione di metri cubi di materiali. E le scariche di sassi non sono finite. Si verificano soprattutto nelle ore più calde. La situazione però è sotto controllo.
Ieri mattina c'è stato l'annunciato sopralluogo con l'ufficio geologia della Provincia, la protezione civile e le autorità comunali. "Il movimento franoso non è terminato - dice il geologo della Provincia Claudio Carraro - Continuano a staccarsi macigni che finiscono a valle, ma non c'è più motivo di pericolo sulla strada che da Prato Piazza porta a Monte Cavallo, che è stata riaperta al traffico. Resta chiuso il sentiero 3, sommerso dalla frana: potrà essere aperto l'anno prossimo con una variante".
Carraro oggi dovrebbe avere una stima precisa della frana: "Aspetto i dati delle analisi, ma credo che siamo vicini al milione di metri cubo di materiale precipitato".
La frana è peraltro un fenomeno naturale dovuto allo scioglimento del permafrost. Sensazionale, ma normale: spaccature nelle rocce erano state osservate nei giorni scorsi, tant'è che per precauzione erano stati chiusi diversi sentieri. Il sentiero 3 che collega la malga Stolla alla malga Rossalm è stato sommerso dai detriti, mentre il sentiero 4 che porta da Ponticello alla malga Rossalm dovrebbe essere riaperto ad ore. Oltre alla protezione civile sono in allerta l'ispettorato forestale, i geologi della Provincia e il soccorso alpino.
“Si tratta di uno dei distacchi più grossi nella zona dolomitica - continua Carraro - È sceso l'intero versante della Piccola Croda Rossa con un fronte di 200 metri e uno spessore di 30 metri. La morfologia della zona è stata modificata”. “Già martedì - ha spiegato il geologo - eravamo stati allertati e abbiamo fatto un sopralluogo. Abbiamo notato che in vetta c’era una frattura di 200 metri in fase di apertura, profonda due o tre metri”.
Il materiale caduto si è depositato negli avvallamenti presenti ai piedi del massiccio. "Diversamente da altre frane, qui si è formata meno polvere, perché il materiale è sceso in blocco frantumandosi meno”.
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