Brennero, la rabbia degli imprenditori

Le Confindustrie del Nord-Est: «Per noi un danno enorme»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sale ancora la tensione per le barriere al Brennero, al punto da mettere in discussione i buoni rapporti diplomatici tra Italia e Austria. Ieri si è sbilanciato anche il premier Renzi, per nulla propenso a restare a guardare, anche per le pesanti ripercussioni economiche che ne deriverebbero. «Agli amici austriaci dico che il Brennero non è solo il tunnel per collegare i nostri Paesi, il Brennero è un luogo di lavoro per molte aziende, ed è un simbolo. Non faremo finta di nulla se qualcuno viola le regole». Il presidente austriaco Heinz Fischer cerca di stemperare i toni: «L’Austria continuerà ad essere un modello di accoglienza, ma è certo che i problemi al Brennero si ridurranno quanto più efficace sarà la protezione dei confini esterni europei, a cui deve contribuire anche l’Italia».

Imprenditori al contrattacco. Gli industriali del Nord-Est hanno rivolto un appello per trovare una soluzione in un lasso di tempo ragionevolmente breve. «Siamo molto preoccupati per le ipotesi che si stanno delineando per affrontare la questione del flusso dei migranti verso l'Austria. In particolare la chiusura del Brennero comporterebbe un danno enorme per la nostra economia, per l’export e il turismo»: lo hanno detto a chiare lette Roberto Zuccato, presidente Confindustria Veneto, Giuseppe Bono, presidente Confindustria Friuli Venezia Giulia, e Stefan Pan, presidente Confindustria Trentino Alto Adige. «I danni - evidenziano i tre presidenti - toccherebbero quelle imprese del Nord Est, e italiane, che lavorano con consegne giornaliere just in time verso i Paesi del nord Europa e che a causa di ritardi di consegna rischierebbero di pagare penali e perdere le commesse. La chiusura del Brennero prefigura uno scenario fortemente penalizzante per le nostre esportazioni, così come per il flusso turistico verso le nostre regioni, che potrebbe compromettere una ripresa già di per sé timida». «L'Europa non ha bisogno di nuove barriere, fisiche e mentali - sottolineano -. Quelle barriere che oggi dividono e mettono a rischio un progetto unico nel suo genere, che ha portato il nostro continente a diventare l'area più avanzata e quella con le migliori prestazioni sociali a livello mondiale. Superare gli interessi individuali di singoli Stati per individuare soluzioni comuni, a vantaggio di tutti».

L’appello dei vescovi. In prima linea anche i vescovi del Triveneto, che condividono a pieno le parole di Ivo Muser. «Barriere, interessi delle singole nazioni, la differenza tra noi e gli altri, tra i locali e gli stranieri, tutto questo suscita timori e costruisce steccati nelle nostre teste e nei nostri cuori. I vescovi del Triveneto esprimono «apprezzamento per quanto le realtà istituzionali, associative ed ecclesiali stanno facendo per rispondere all'accoglienza dei numerosi rifugiati che giungono nel Nordest». E ringraziano «i responsabili della società e della politica che affrontano questa sfida in modo ragionevole, senza slogan populistici e con un atteggiamento di solidarietà. Tocca alla politica offrire strutture sostenibili e lungimiranti modelli d'integrazione».

Lunedì europarlamentari al Brennero. Il fatto che il Brennero sia diventato ormai una questione internazionale è testimoniato dal sopralluogo di alcuni europarlamentari lunedì alle 10 al confine italo-austriaco. Ci saranno il capogruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber, Herbert Dorfmann, la deputata altoatesina Renate Gebhard e l’Obmann della Svp Philipp Achammer. Weber, poi, alle 12.15 incontrerà Arno Kompatscher e il giorno dopo partirà per Roma per incontrare il ministro Alfano. «Gli Stati devono tornare - sottolinea l’europarlamentare Herbert Dorfmann - a fare quello che devono. L’Austria deve rinunciare alla barriere e l’Italia, che non può essere lasciata sola, deve gestire in modo diverso i flussi ai confini esterni. I rapporti tra Italia e Austria stanno risentendo pesantemente di questa situazione e Weber cercherà di mediare».

Servono 700 posti per migranti. La Provincia, ieri, ha fatto sapere con una lunga nota dell’assessore Martha Stocker di essere a caccia di nuove strutture per ospitare i migranti, anche perché ci si attende un aumento dei flussi. Comuni e Comprensori, almeno per ora, stanno dimostrando poca voglia di collaborare. Ma la Provincia, come spiega la Stocker, nel corso del 2016 deve trovare altri 700 posti per i richiedenti asilo, che andranno ad aggiungersi agli attuali 1000 posti già disponibili. «Se i Comprensori e le amministrazioni comunali - spiega l’assessore provinciale - non dovessero segnalare per tempo strutture adeguate la Provincia dovrà definire, di propria iniziativa, gli edifici necessari per predisporli, in tempo utile, all’accoglienza dei richiedenti asilo. Ciò sarebbe in contrasto rispetto alla richiesta di un maggiore coinvolgimento su queste tematiche auspicato da parte dei Comuni». Servono strutture immediatamente disponibili o utilizzabili con minimi interventi di carattere edile, in grado di ospitare almeno 30 persone.

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