Bressa: «Cara Svp la vostra storia conta più dei governi» 

Il senatore parteciperà lunedì alla assemblea del Pd «Mettiamoci al lavoro con i Verdi per le trattative di giunta»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Ci sarà anche Gianclaudio Bressa lunedì alla prima assemblea provinciale del Pd dopo le elezioni: c’è da fare l’analisi dell’insuccesso e discutere della sostituzione in Comune dell’assessore Sandro Repetto, eletto in consiglio provinciale. Bressa, oggi senatore, è il politico simbolo della alleanza tra Pd e Svp. Ne ha viste tante nella sua vita politica, ma dichiara di non essere pronto per assistere a una alleanza tra la Svp e la Lega di Salvini: «Può essere una soluzione aritmetica, non politica».

La Svp perde altri due consiglieri e la scelta dell’alleanza la espone a una crisi interna senza precedenti. Cosa ne pensa?

«È una situazione complessa. Servono almeno tre consiglieri per la maggioranza. Tre le soluzioni possibili. Un accordo con il Team Köllensperger, tra l’altro privo di consiglieri italiani, non sembra praticabile da parte della Svp. Poi c’è la Lega o la alleanza con Pd e Verdi, che noi proponiamo con convinzione, non come atto dovuto. L’iniziativa spetta alla Svp, come partito di maggioranza, ma Pd e Verdi dovrebbero iniziare a lavorare su una serie di idee per andare poi in trattativa. Ci sarebbe anche la possibilità di una governo di minoranza, con la Svp e due italiani chiamati da fuori, ma chi garantirebbe i 23 voti necessari?».

Nella Svp la strada verso la Lega sembrava scontata. Giorno dopo giorno si fa più complicata.

«Ma è ovvio. Non siamo parlando della decisione su una nuova strada e nemmeno su una “semplice” alleanza di giunta. Il patto con la Lega rappresenterebbe un cambiamento radicale, non solo rispetto al passato della Svp ma anche una ipoteca sul futuro. La Svp sta decidendo la collocazione della provincia di Bolzano in Italia e nell’Europa. In questi giorni si parla molto della linea europeista della Svp: non sono parole vuote, è un tema politico grande come una casa. Svp e Lega hanno una storia politica alternativa, dall’Ue alle modalità con cui si esprime l’autonomia speciale. Decideranno loro, ma non ritengo fattibile questa alleanza. La Svp non può permettersi di schierarsi con la principale forza antieuropea. Lo dimostrano le resistenze della base, le lettere spedite ai giornali».

Sui Verdi sembra però permanere un veto inscalfibile.

«Non sulle giunte comunali, però, dove si governa bene. La Svp dovrà scegliere. Serve coraggio, lungimiranza e senso di responsabilità».

A favore della Lega pesa soprattutto il collegamento con Trento e con il governo. Isolarsi non sarebbe pericoloso?

«I governi sono transitori. La tua storia e il tuo futuro sono più importanti».

Il Pd non è riuscito a confermare il secondo eletto. Principali errori?

«Abbiamo alle spalle la rottura con Roberto Bizzo e sicuramente abbiamo commesso errori, anche di narrazione. I cinque anni della giunta Kompatscher hanno dato frutti importanti, come il patto finanziario con Roma, che ha messo in sicurezza le finanze, e diverse norme di attuazione. Eppure abbiamo quasi dimezzato i voti (da 19.210 a 10.806), quindi abbiamo sbagliato. Dobbiamo capire dove, per non replicare. Non ho recriminazioni sulle cose fatte, gli errori commessi sono politici. Giù il cappello comunque per Christian Tommasini, Repetto e tutti i candidati».

Il Pd come una moglie in là con gli anni, messa da parte per un nuovo amore, nonostante la pioggia di norme di attuazione?

«Non era una storia sentimentale. È stato fatto ciò che serviva per tutti i cittadini».

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