L'intervista

Brugger: «Così salta la Svp, Kompatscher e Achammer ora si fermino» 

L’ex Obmann: «Il caso Sad è indecente, ma lo scontro di potere è iniziato da anni. Philipp avrebbe dovuto gestire la crisi prima. E perché il presidente ha parlato solo a dicembre? No alle dimissioni» 



BOLZANO. La crisi della Svp? «La più grave di sempre. Sì, la più grave. hanno perso la bussola. Siamo all’ultima chiamata per sistemare un conflitto di potere iniziato ben prima che esplodesse l’indecente caso Sad. Manca un anno e mezzo dalle elezioni. O sistemano le cose adesso, oppure non voglio neppure pensare ai numeri che ci ritroveremo dopo il voto»: parla Siegfried Brugger, l’ex Obmann e deputato della Svp. Interviene nel pieno della crisi, appunto, che vede la richiesta di dimissioni rivolta a due pilastri del partito come l’assessore Thomas Widmann e il vice obmann Karl Zeller.

Lei parla di un conflitto di potere che esplode pubblicamente adesso, attraverso il caso Sad.

Sì, le elezioni provinciali del 2018 hanno spostato gli equilibri interni. Il presidente Kompatscher è risultato il più votato, ovviamente, ma con meno preferenze rispetto al 2013, mentre l’Obmann Achammer ha migliorato di molto la propria posizione. Si è innestato una dicotomia di poteri, attorno ai due vertici del partito, con Kompatscher fino ad ora in minoranza. Non è stato un problema, fino a quando si sono messi d’accordo. Ma il conflitto c’era e andava sanato. Non ci si è messo mano, quindi si è inasprito. L’ignobile scandalo della Sad è stato usato per amplificare questa guerra.

È emerso un quadro gravissimo di intreccio tra politica e affari.

Certamente. Prima però vorrei affrontare un tema: la questione Sad era nota da tre anni. Kompatscher, Zeller, Achammer e Widmann da almeno un anno conoscevano anche le intercettazioni. Allora, ha sbagliato Luis Durnwalder a farsi trascinare da Gatterer, come suo consulente. È stato inopportuno cercare di influenzare un assessorato. Poi c’è Widmann: è stato un errore dire certe cose nelle sue conversazioni telefoniche, ma ha ragione quando dice: Kompatscher sa tutto da molto tempo, mi sono scusato e ha lodato il mio lavoro come assessore. Achammer doveva gestire molto prima la situazione, ma Kompatscher ha sbagliato di più, perché ha creato una distanza tra sé e il partito: perché ha atteso dicembre per sollevare pubblicamente la questione etica sul caso Sad? Aveva più di un anno di tempo per farlo. C’è la sensazione di un meccanismo a orologeria.

Non andrebbe minimizzato quanto emerso sulle manipolazioni attorno al trasporto pubblico.

Non minimizzo. Dico il contrario: questo tema va scandagliato a fondo. In provincia ci sono molti altri conflitti di interesse. Dobbiamo stare molto attenti sul tema dell’influenza ambientale: in un contesto piccolo come l’Alto Adige non dovrebbe mai accadere che vai più avanti, se sei “amico di”.

Pochi giorni fa una giornalista dell’Orf è incappata in una partita di Watten in un locale di Gries: lei, Luis Durnwalder, Oskar Peterlini, Roland Atz e il vice presidente del consiglio provinciale Josef Noggler. A parte quest’ultimo, i “grandi vecchi”, senza più ruoli, si mobilitano nella crisi?

Abbiamo parlato anche di politica. C’è un gruppo che si incontra tutte le settimane per giocare a carte, a volte faccio un salto anche io. Siamo preoccupati per la situazione e ci siamo confrontati, mettendo a confronto opinioni diverse, come si può capire dalla composizione del tavolo. Sono stato Obmann per 12 anni con un presidente provinciale come Durnwalder: qualcuno può pensare che non ci siano stati scontri anche forti tra noi? Con Atz ho avuto un confitto esplosivo: a causa di una sua frase razzista ne chiesi le dimissioni. Si rifiutò e allora mi dimisi io dall’incarico di Obmann. Magnago, presidente onorario del partito, mi fece rientrare. Con Atz poi ci siamo chiariti, abbiamo collaborato e oggi non ho problemi a trovarmi al tavolo con lui per una partita di Watten. Si coglie la similitudine?

Lei sta mandando un messaggio a Kompatscher e Achammer?

Si chiudano in una clausura e ne escano solo quando hanno trovato il modo per sanare il conflitto che li investe. Abbiano il coraggio e la grandezza di fare rientrare tutto ciò che è stato messo in movimento in questi giorni, con richieste di dimissioni che non vengono rispettate. Widmann dichiari che non si ricandiderà alle provinciali e prosegua il lavoro in giunta. Zeller vada alla scadenza naturale come vice Obmann, intenzione che ha già manifestato. A chi giova uno strappo ora, con Zeller e Widmann battitori liberi? Widmann resterebbe in Consiglio, non credo che sarebbe ligio alle indicazioni del partito. Su Zeller vorrei dire una cosa: abbiamo lavorato benissimo in Parlamento, ma la sua posizione si è fatta molto problematica: è avvocato di Kompatscher e Alfreider e vice Obmann. È tutto legittimo, ma credo che abbia esagerato. Il suo doppio ruolo può comportare un conflitto di interessi.

Dalla crisi Svp può nascere un nuovo partito dell’economia, come si dice da tempo?

Non lo so, Mi sembra più probabile che se ne avvantaggi qualche partito di opposizione e, speriamo di no, una eventuale lista no vax. Non credo neppure che Kompatscher potrebbe uscire e lanciare un proprio movimento: fino ad ora questi tentativi non hanno avuto fortuna. La Svp, rischia, questo è sicuro: attenzione quindi, siamo già arrivati a 15 consiglieri.

Il conflitto di poteri divampa perché è venuto meno il collante della compattezza verso Roma?

Alibi parziale. Se abbiamo ottenuto tanto, è nostro compito amministrare molto bene. FR.G.













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