il caso

Cannabis terapeutica ormai introvabile: la protesta dei malati

Il farmacista Cimatti: «Aumenta la domanda, ma è difficile reperire il prodotto». Balbo: «Un incubo per chi vive col dolore»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «La richiesta di cannabis terapeutica, molto efficace nella terapia del dolore e nel trattamento delle patologie spastiche, è in continuo aumento, ma io sono arrivato al punto di non accettare neppure più le ricette, perché non sono in grado di dire ai pazienti, quando arriverà il prodotto. La situazione negli ultimi mesi invece che migliorare è peggiorata.Purtroppo siamo all’assurdo che, mentre a Roma si discute sulla legalizzazione delle droghe leggere, non si riesce a dare una risposta adeguata a chi ha bisogno della cannabis per uso terapeutico». Uberto Cimatti, farmacista di Merano, è al fianco di quanti - in Alto Adige sono circa duecento - fanno uso della cannabis non per guarire, ma per avere una qualità di vita migliore rispetto all’inferno nel quale si trovano catapultati da certe malattie.

«Ogni giorno - dice Stefano Balbo, 52 anni meranese, che da anni è costretto a convivere con una serie di gravi patologie e che sia a livello locale che nazionale è diventato il paladino delle battaglie a favore della cannabis terapeutica - ricevo telefonate da ogni parte d’Italia: sono persone affette da diverse patologie, dai tumori al Parkinson, dall’Alzheimer alla sclerosi multipla, che mi chiedono informazioni su dove possono trovare la cannabis che è l’unica cosa che dà loro un po’ di sollievo. Malattie diverse che in comune hanno il dolore - a volte associato a stati spastici - che può raggiungere un livello così alto, da farti cadere in depressione fino a toglierti la voglia di vivere. Hanno assoluto bisogno della cannabis, ma non la trovano, perché i quantitativi immessi sul mercato sono chiaramente insufficienti».

Matteo Bonvicini, presidente altoatesino di Federfarma, conferma l’enorme difficoltà a soddisfare una domanda crescente: «È cambiato, nell’ultimo periodo, l’atteggiamento dei medici che riconoscono gli effetti benefici di questi prodotti somministrati oggi in diversi modi: dalle capsule alle bustine da tè, alle gocce d’olio. Noi consigliamo ai pazienti di telefonare per verificare i tempi in cui si può ottenere la cannabis terapeutica: l’attesa va dal mese in su».

In commercio attualmente ci sono quattro tipi di cannabis: tre arrivano dall’Olanda, un quarto viene prodotto dallo Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze. «La produzione agricola - ricorda Cimatti - è legata ai cicli naturali della pianta: quella olandese non è sufficiente e inoltre la mia impressione è che il Ministero freni sulle importazioni. A farne le spese sono i malati: l’auspicio è che Olanda e Italia aumentino la produzione. Sia gli studi scientifici che i pazienti che ne fanno uso sono concordi nel dire che la cannabis terapeutica è più efficace e ha meno effetti collaterali dei farmaci usati normalmente per contrastare il dolore».

La verità è che il via libera dato dal ministero alla Salute, dopo due anni di sperimentazion, alla produzione in Toscana presso lo stabilimento chimico-farmaceutico militare - i primi quantitativi sono arrivati in farmacia a gennaio - invece che migliorare ha peggiorato la situazione, perché contemporaneamente si sono ridotte le importazioni dall’Olanda.

La scelta è di rendere autosufficiente il nostro Paese, riducendo i costi dell’importazione e i tempi di consegna, ma l’obiettivo sembra ancora lontano da raggiungere.

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