Cantiere Metrobus, un’estate da brivido  

Nel tratto di via Druso lavori in mezzo alla carreggiata da metà giugno


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il metrobus è salito su ponte Druso. È sfilato a destra, affiancando l'Eurac e sta muovendosi ora anche sulla sinistra, dal lato opposto. Insomma, avanza. Per ora solamente approntando i suoi fianchi, cioè il ridisegno dei marciapiede. Ma tra pochissimo lo farà anche al centro della strada. E sarà allora che la sua presenza (ancora in spirito più che in corpo) sarà pienamente avvertita. «Sì - dice l'assessore Walcher - adesso iniziamo i lavori per le corsie centrali. Ci sarà qualche disagio al traffico ma immaginiamo, visto il periodo, di impatto limitato...». Conferma Mario Begher, l'ingegnere dei Lavori pubblici, annunciando il calendario: «A scuole chiuse via al cantiere al centro della carreggiata. Tradizionalmente ci sono meno auto da qui all'estate...». E la fine? «Tra l'ultima settimana di luglio e la prima di agosto». E forse anche prima, prevede il funzionario municipale. Coi lavori in corso, inevitabili le deviazioni su via Druso. Ma la sostanza è che il percorso del metrobus sta affrontando gli ultimi step dei suoi tratti a due corsie secondo uno schema che prevede poi l'ingresso su via Marconi di nuovo ad una corsia, così come accade attualmente con quella preferenziale dei bus ordinari già attiva da anni. Ecco come apparirà il disegno complessivo del percorso dentro la città: 1) i due poli del metrobus saranno la stazione della Mendola, fuori città e quella del Renon, al termine della via omonima; 2) in linea di massima, l'asse prevede al suo centro urbano, due corsie in mezzo alla carreggiata per i mezzi pubblici-metrobus e due corsie laterali per il traffico delle auto private; 3) nel tratto dalla periferia fino all’incrocio con via Palermo una sola corsia preferenziale per metrobus-bus; 4) nei tratti tra via Palermo e piazza Adriano e poi dalla piazza fino a ponte Druso, le corsie centrali saranno due; 5) da via Marconi alla stazione di nuova una sola; 6) previsto l'arrivo e il fine corsa del metrobus alla stazione del Renon. I tempi sono quelli preannunciati sopra, vale a dire fine estate per quelli delle corsie centrali mentre la fine del cantiere del metrobus, con inizio dell'attività operativa è stato fissato per la fine dell'anno prossimo, il 2019. «Al massimo ci potrebbe essere uno slittamento verso inizio 2020 - aggiunge l'ingegner Begher - ma ancora non è possibile prevederlo». I costi saranno, al termine, intorno ai 9 milioni di euro. Con l'acquisto di nuovi mezzi e la parziali utilizzazione dei bus "lunghi"già in esercizio. L'altro aspetto, ancora tutto da verificare, è la coabitazione col tram. Perché , a tutt'oggi, i temi tecnici su cui ci si sta muovendo in termini di esecuzione progettuale sono due.

1) La coabitazione con i bus normali. Si tratta di un problema non eccessivamente complesso. Nel senso che bus ordinari e metrobus correranno sulle stesse corsie: due centrali tra via Druso e il ponte, ad una sola negli altri tratti. In questo caso il vantaggio è per ambedue: il metrobus viaggerà con maggiore capienza con orari accelerati rispetto alla situazione attuale, ma anche i bus ordinari potranno sfruttare le nuove corsie sovrapponendosi al metrobus. «In questo caso potremo garantire corse più precise e veloci per tutti i nostri mezzi» spiega Walcher.

2) La coabitazione col tram. Quest'ultimo mezzo necessita della posa dei binari, che sono una struttura fissa. Questi non possono avere una ulteriore corsia riservata, vista l'ampiezza delle vie interessate: la carreggiata per le auto, uno a due per il metrobus, dunque, non resterebbe certo lo spazio per aggiungere i binari. Il rischio è che questi entrino in "collisione" con le corsie veloci. Si tratta ora di capire quale sarà l'effettivo progetto esecutivo del tram e che tipo di convivenza sia possibile col bus. Un problema non da poco. Naturalmente il Comune cercherà di individuare coabitazioni e sinergie tra gomma e binari. «Attendiamo prima di conoscere i particolari del progetto tram - commenta Begher - e dunque evitiamo di parlare sul nulla».

Ma parlare si dovrà.

E il Comune dovrà anche decidere.













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