Carichi di lavoro «fisici» Bolzano è maglia nera

Siamo primi nel confronto con l’Italia e i Paesi vicini per vibrazioni da macchinari temperature troppo alte o basse, inquinamento acustico e inalazione di vapori


di Davide Pasquali


BOLZANO. Vibrazioni da macchinari, inquinamento acustico, temperature troppo elevate o troppo basse, respirazione di fumi, di vapori o di polveri: in Alto Adige i carichi fisici provenienti dall’ambiente di lavoro non sono certamente pochi. Anzi. “Nel confronto con il resto d’Italia, l’Austria, la Svizzera e la Germania, l’Alto Adige si trova al primo posto nelle graduatorie addirittura in cinque fattori di carico su sette”, come ha spiegato ieri mattina a palazzo Widmann il ricercatore dell’Istituto per la promozione dei lavoratori Tobias Hölbling presentando l’indagine sulle condizioni di lavoro in Alto Adige che riguarda lo sforzo e i rischi fisici sul lavoro (Ewcs). La prima del genere qui da noi.

Il confronto. L’Alto Adige nel gruppo di confronto è il primo in classifica per il sollevamento di pesi nonché per i movimenti ripetitivi di braccia o mani, superando anche la media dell’Unione Europea.

Le interviste. “Quasi un occupato altoatesino ogni tre (32,9%) ha dichiarato di sollevare o spostare carichi pesanti durante almeno un quarto dell’orario di lavoro”, ha fatto presente ieri lo psicologo del lavoro Tobias Hölbling (Ipl); gli altri indicatori sarebbero invece meno accentuati.

I settori più colpiti. In Alto Adige i settori economici a elevato carico di lavoro fisico maggiormente interessati da condizioni gravose a livello fisico sono i trasporti e la logistica, l’agricoltura, il settore manifatturiero e soprattutto l’edilizia.

Le contromisure. “Le condizioni di lavoro dovranno essere riviste in modo da minimizzare i fattori di carico fisico”, ha concluso Hölbling, indicando anche la via da seguire.

Salute über alles. “La promozione aziendale della salute rende remunerativo ogni centesimo investito”, ha sostenuto. Incalzato dalla presidente Ipl Christine Pichler, che ha detto: “Investire nella sicurezza e anche nell’ergonomia del lavoro si può rivelare un gioco a somme positive: un vantaggio per la salute dei lavoratori e un vantaggio per le aziende. Mi piacerebbe che questo fosse lo spirito di collaborazione delle parti sociali in Alto Adige per quanto riguarda le condizioni di lavoro fisiche. Auspico azioni congiunte dei vari comitati sulla sicurezza. I dati presentati ora sono un’ottima base”.

L’analisi dell’Ipl. I carichi fisici considerati nell’analisi sono di tre tipi: condizioni ambientali, rischi chimici o biologici, carichi dell’apparato locomotore. Del primo gruppo fanno parte vibrazioni di strumenti e macchinari, rumori forti, temperature troppo alte o basse, respirazione di fumi e polveri, respirazione di vapori, fumo passivo. Del secondo fanno parte l’esposizione a materiali potenzialmente infettivi e l’esposizione a sostanze o prodotti chimici. Infine, nel terzo gruppo sono inclusi posture dolorose o stancanti, spostamento o sollevamento di persone, lo stare seduti a lungo, il trasporto o il sollevamento di carichi pesanti, i movimenti ripetitivi della mano o del braccio.

I risultati. Il 10,9% dei lavoratori altoatesini è esposto a rumori forti per tre quarti dell’orario di lavoro, il 17,4% tra un quarto e la metà dell’orario di lavoro. Il 10,5% è sottoposto a vibrazioni di strumenti e macchinari per almeno tre quarti dell’orario di lavoro, il 13,3% tra un quarto e metà dell’orario di lavoro. Sul fumo passivo siamo messi meglio degli altri: il 2,3% è esposto per tre quarti dell’orario di lavoro, il 2,8% tra un quarto e metà dell’orario di lavoro. Il 14,5% degli occupati assume posizioni stancanti o dolorose per almeno tre quarti dell’orario di lavoro, il 22,6% tra un quarto e metà dell’orario di lavoro. Addirittura il 39,4% degli occupati è costretto a movimenti ripetitivi della mano e del braccio per almeno i tre quarti dell’orario di lavoro, il 21,2% tra un quarto e la metà dell’orario di lavoro.

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