Cartelli bilingui, salta l'accordoFitto: "Ripristineremo la legalità"

I ministro afferma di aver ''preso atto dell'impossibilità di raggiungere un'intesa con la Provincia di Bolzano per una soluzione condivisa della questione della cartellonistica sui sentieri di montagna''. Berger: "Siamo sorpresi"


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Salta l’accordo sui cartelli lungo i sentieri di montagna. Proprio quando sembrava ormai imminente l’annuncio di un compromesso, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto e il presidente della Provincia Luis Durnwalder hanno rotto le trattative.
La rottura. È stato il ministro ad annunciare l’interruzione del dialogo dopo che martedì sera un’ultima telefonata tra Fitto e Durnwalder aveva sancito l’impossibilità di trovare una soluzione. «Riferirò in consiglio dei ministri», ha chiuso la chiamata Fitto. «Faccia pure, io ho fatto tutto il possibile», la secca replica di Durnwalder prima di riattaccare. Rottura definitiva? La presa di posizione di ieri del ministro è molto dura: «Prendo atto dell’impossibilità di raggiungere un’intesa con la Provincia. Si è rilevato vano ogni sforzo per addivenire ad un’intesa che consentisse di disciplinare l’apposizione dei cartelli sui sentieri di montagna nel rispetto del principio del bilinguismo, senza comprimere l’autonomia provinciale in materia di toponomastica».
La proposta rifiutata. Da parte del ministero era stata ipotizzata una soluzione che prevedeva la sostituzione con cartelli bilingui o trilingui dei cartelli già montati dall’Alpenverein entro il 30 settembre 2012 (il restante 10%, ubicato in zone impervie e particolarmente deteriorati, avrebbe dovuto essere sostituito entro il 30 settembre 2013) ed entro il 31 luglio 2012 l’apposizione dei circa 37 mila nuovi cartelli ancora da installare. «L’indicazione bilingue - sottolinea Fitto - è prevista dallo Statuto e quindi è legge vigente. In ogni caso l’intesa salvaguardava anche l’indicazione originaria in lingua tedesca dei nomi storici per i quali non era possibile la traduzione». In caso di dubbi, avrebbe dovuto decidere una commissione composta da commissariato del governo e Provincia.
I no di Durnwalder sono legati alla tempistica («ma l’intesa - replica Fitto - andava incontro ad una esigenza di dilazione nel tempo della rimozione dei cartelli monolingue che in base alla legge vigente non dovevano neppure esistere»), alla responsabilità politica («la competenza - sostiene Durnwalder - è della Provincia e la toponomastica va regolata con un’apposita legge, il ministro non può imporci nulla, tantomeno come spendere i nostri soldi») e al numero di toponimi da tradurre: «Accettare questa proposta significherebbe accettare il prontuario di Tolomei, sarebbe un harakiri politico». La controproposta provinciale prevedeva di sostituire solo i cartelli monolingui montati su suolo pubblico e pagati dalla Provincia e di farlo con una tempistica molto meno stringente. Il bilinguismo sarebbe stato garantito per tutti i toponimi fissati dalla legge regionale, rimandando il resto alla futura legge provinciale.
Le conseguenze. Fitto porterà la questione in consiglio dei ministri, forse già oggi, al massimo la prossima settimana. «Constatata l’indisponibilità della Provincia a risolvere la questione di comune accordo, porrò in essere le conseguenti iniziative per il ripristino della legalità violata», annuncia Fitto. Se il governo opterà per la linea dura, le ipotesi possibili sono l’affidamento dei poteri sostitutivi al commissario del governo (improbabile) oppure la decisione di far montare all’esercito i cartelli bilingui facendo poi pagare il conto alla Provincia. A breve è più realistico un possibile ricorso giudiziario (ad esempio alla Corte Costituzionale per via del mancato rispetto dello Statuto), ma il governo potrebbe anche decidere di infliggere alla Provincia una sanzione amministrativa.

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