Il caso

Case di riposo, operatori a pezzi: turni di 12 ore per le assenze 

Obbligo vaccinale, pesanti le conseguenze dei dipendenti sospesi o dimissionari. Liliana Di Fede: «Si ricorre agli straordinari». Stefano Boragine (sindacato Ago): «Ricevo continue segnalazioni. Il personale è esasperato, arriveranno altre dimissioni» 


Francesca Gonzato


BOLZANO. Nelle case di riposo la situazione è arrivata al limite. Dopo un anno e mezzo di pandemia, il personale stremato è costretto a una prova ulteriore: aumentare le ore di lavoro per coprire le assenze dei colleghi sospesi, assenti perché privi di Green Pass o perché hanno chiesto aspettativa. «Purtroppo è così. La situazione ancora regge, con difficoltà e con la riduzione dei posti letto, grazie al lavoro incredibile del personale presente, che in molti casi garantisce ore di straordinario», ammette Liliana Di Fede, direttrice della Assb.

Turni impossibili, a volte perfino oltre le 12 ore. Operatori che non ce la fanno più e che in queste condizioni si devono prendere cura di persone fragili come gli ospiti delle case di riposo. Resistono per colmare i vuoti lasciati dal personale assente. Nelle residenze per anziani e nelle strutture per disabili dal 1 ottobre tutti i collaboratori, anche nelle mansioni extra assistenziali, sono sottoposti a obbligo vaccinale.

«Quanto potranno reggere i colleghi presenti al lavoro? Raccolgo ogni giorno testimonianze esasperate. Diverse persone pensano di licenziarsi, altre andranno alla Asl, dove sperano di trovare condizioni migliori. Penso con dispiacere alle famiglie degli anziani ricoverati, che vogliono il meglio per i loro cari», racconta Stefano Boragine, segretario del sindacato Ago.

Nelle 79 residenze per anziani dell’Alto Adige negli ultimi mesi si sono licenziati 250 tra infermieri, operatori sociali e sociosanitari, come ha riferito Martina Ladurner, presidente della Associazione delle residenze per anziani. Una cifra cui vanno aggiunte le sospensioni e le assenze collegate all’obbligo vaccinale. I direttori delle strutture hanno tagliato 600 posti letto, a causa della carenza di personale. «E' indispensabile rendere più flessibile l'ingresso lavorativo, incoraggiando i giovani e chi vuole rientrare nel mondo del lavoro, e anche aumentare gli stipendi», ribadisce Martina Ladurner.

A Bolzano nelle case di riposo le assenze sono limitate, ricorda Liliana Di Fede, mentre la situazione è più difficile nelle strutture residenziali e diurne per la disabilità, con numerosi operatori assenti: «Abbiamo chiesto a cinque operatori delle Rsa di lavorare nelle strutture per la disabilità. E molti operatori si sacrificano con gli straordinari».

Boragine ha il telefono pieno di messaggi di operatori di residenze per anziani: «Così non è pensabile andare avanti. E non si possono tamponare le assenze con gli straordinari. La politica deve decidersi a coinvolgere i sindacati per immaginare un percorso sensato che ci conduca fuori dall’emergenza legata alla pandemia».

Una collega invia al sindacalista l’agenda della settimana: «Da mesi lavoriamo con turni allucinanti». Si inizia la settimana con orario 6.30-20. Poi 6.30-15, il terzo giorno 6.30-20 e 11.30-20. Nella struttura in cui lavora chiuderanno un altro reparto, fa sapere. Sono stati effettuati concorsi, ma non hanno portato assunzioni. Un’altra operatrice si sfoga: «Non ne posso più di turni di 12 ore. È già un lavoro pesante, così ci massacrano».

In un’altra residenza per anziani le 12 ore sono diventate uno standard nei turni notturni. La mancanza di personale è talmente seria, racconta al sindacalista, che per alcuni ospiti l’igiene personale viene effettuata di notte. «Prego che non arrivi un’altra malattia, perché non saprei come sostituire la persona». Un’altra segnalazione: «Spesso vengono revocate le ferie per la copertura urgente dei turni». Un’altra testimonianza, «da noi c’è un malessere sempre più pesante». E di nuovo «i turni di 12 ore non possono proseguire per tanto ancora, così il personale si ammalerà. E come verrà sostituito?».

Non esiste, o quasi, personale libero sul mercato. Le strutture e la Asl si contendono infermieri e operatori. Per tamponare l’emergenza, in una riunione al Consorzio dei Comuni con l’associazione delle case di riposo, riferisce Boragine, è stato proposto di utilizzare per l’assistenza il personale ausiliario, purché iscritto a un corso per operatori socio-assistenziali: «Insomma, ci hanno chiesto di utilizzare il personale delle pulizie per l’assistenza agli anziani. Sono percorsi delicati, vanno discussi con prudenza. Stiamo parlando di anziani fragili».













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