Casinò a Merano: critiche sia da destra che da sinistra

Pd: decida la popolazione con un referendum. Urzì: si aiuti piuttosto chi è finito nella spirale del gioco



MERANO. L’accelerazione imposta dall’Svp sulla realizzazione di un casinò in riva al Passirio sta provocando una valanga di critiche in sede politica, sia da destra che da sinistra.

«E' una Svp schizofrenica: da una parte contrasta il fenomeno della dipendenza e dall'altra propone l'apertura di una casa da gioco». Questa in sostanza la presa di posizione del Partito democratico che parte all'offensiva sul disegno di legge presentato dagli onorevoli Zeller e Brugger circa l'apertura di un casinò a Merano. Parallelamente alla bacchettata, una ipotesi, quella di dare la parola alla cittadinanza.

«Sulla realizzazione di un casinò a Merano è prioritario e necessario coinvolgere i cittadini, magari con un referendum consultivo, o con altri strumenti di partecipazione previsti dallo statuto comunale», riporta una nota del circolo meranese del Partito democratico scaturita da una riunione del direttivo sull'argomento.

«Per il Pd la realizzazione di una casa da gioco - continua il documento - oltre ai numerosi pericoli ad essa connessi, primo fra tutti quello del riciclaggio di denaro, snaturerebbe l'anima della città ed è per questo motivo che, su una decisione così importante, non si possono bypassare gli abitanti».

Il direttivo rimarca poi come sia fuori luogo la presentazione, quale primo atto dei neoeletti senatori della Volkspartei, di un disegno di legge sull'apertura di un casinò: «Una schizofrenia evidente rispetto all'impegno della Stella alpina per contrastare e arginare il fenomeno della dipendenza dal gioco. E' evidente che una parte della Svp meranese, legata all'ala economica, da oltre 20 anni non fa mistero della volontà di far riaprire in città un casinò. Quella stessa Volkspartei che non ha voluto, al momento della nascita dell'Università di Bolzano, che la città avesse una sede decentrata, pur avendo gli spazi necessari ad ospitarla».

Al coro di critiche si aggiunge anche L’Alto Adige nel cuore, con Alessandro Urzì che osserva che la proposta Svp «appare come un chiaro esempio di una visione astratta della politica e totalmente discosta dalla territorialità, a cui dovrebbe essere giocoforza legata».

«Siamo in piena recessione economica, con il tasso di disoccupazione che anche nella nostra provincia ha raggiunto cifre da record - osserva Urzì - con i cassaintegrati Memc che nonostante tutte le promesse vedono di giorno in giorno allontanarsi la prospettiva di poter ritornare al lavoro e con la gravissima emergenza della ludopatia che sta riducendo in miseria un numero sempre crescente di famiglie, anche altoatesine».

«Sicuramente l’idea di aprire un casinò a Merano non è una scelta lungimirante ed attenta alla parte più debole della popolazione - prosegue la nota - in quanto è proprio lei che nell’aleatoria illusione del colpo di fortuna che possa cambiargli la vita, investe i suoi pochi averi nel gioco».

Urzì ricorda anche il parere del dottor Cesare Guerreschi, specialista nella cura del gioco d’azzardo patologico, che si è espresso chiaramente contro l’apertura di un casinò nella città del Passirio, mettendo in guardia dalle possibili ripercussioni sociali che la cosa potrebbe innescare.

«Va altresì rilevato come la presenza di una casa da gioco potrebbe attirare l’attenzione di gruppi criminali, soprattutto delle mafie dell’est Europa,sempre alla ricerca di nuovi canali per il riciclaggio del denaro proveniente da operazioni illecite - conclude Urzì - L’Alto Adige nel cuore esprime una forte perplessità e auspica invece che le Istituzioni vogliano investire risorse umane ed economiche in forme di prevenzione e di sostegno per coloro che siano finiti nella paurosa spirale del gioco d’azzardo».













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