Caso Quici, ammessa a deporre la figlia 

In primo grado la minore (presente al momento della tragedia) aveva preferito tacere. Ora ha chiesto di testimoniare


di Mario Bertoldi


BOLZANO. In primo grado aveva preferito tacere, ora ha chiesto di poter deporre per cercare di aiutare la madre che rischia di finire in prigione «anche se non ha fatto nulla». La decisione della figlia sedicenne di Ester Quici (condannata in primo grado a 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale) ha caratterizzato l’avvio del processo di secondo grado in Corte d’assise d’appello per la morte di Alessandro Heuschreck, deceduto per dissanguamento il 21 marzo di tre anni fa in un appartamento di corso Libertà a Bolzano. La ragazzina ha espresso la propria volontà con una lettera inviata ai giudici il 21 febbraio scorso ( e giunta a destinazione il 27) da una residenza protetta marchigiana ove si trova su disposizione del tribunale dei minori. Dopo una camera di consiglio di oltre due ore, i giudici hanno ammesso la deposizione accogliendo però un accorgimento importante chiesto dalla Procura generale con la dottoressa Donatella Marchesini: sarà una perizia psicologica a dover indicare alla Corte d’assise d’appello la capacità della ragazzina (che presenta aspetti problematici per una personalità complessa) a testimoniare. Questo anche a tutela della stessa minore che per la tragedia di tre anni fa ha ovviamente subìto uno shock psicologico fortissimo con inevitabili ripercussioni personali, familiari e sociali alle quali si è dovuta adattare.

Tecnicamente parlando si tratta di una valutazione sulle capacità cognitive della figlioletta e sull’aspetto psicologico della minore rispetto alla necessità di rendere una dichiarazione veritiera. Non si tratta - è bene sottolinearlo - di una verifica sulla attendibilità della teste (che di per sé è proibita) ma sulle capacità cognitive anche in relazione al rischio di essere manipolati e suggestionati. I giudici hanno già fissato per il 29 marzo la data dell’udienza nel corso della quale l’incarico sarà affidato alla dottoressa Cinzia Cappelletti di Merano. Solo successivamente sarà fissata la data dell’eventuale deposizione in aula (a porte chiuse) della minore. Ieri però i giudici hanno anche accolto al richiesta della Procura di procedere ad una nuova audizione dei consulenti che hanno analizzato la natura delle ferite riportate da Heuschreck. In verità la Procura aveva chiesto solo la riconvocazione in aula della dottoressa Gabriella Trenchi, medico legale, consulente della Procura nella fase dell’inchiesta. In primo grado la consulente indicò che i tagli riscontrati sul corpo della vittima erano 18 ma nessuna ferita avrebbe potuto avere autonomamente conseguenze mortali. In effetti Alessandro Heuschreck morì per dissanguamento, probabilmente in una trentina di minuti. Un lasso di tempo rilevante, durante il quale la vittima perse circa 4 litri e mezzo di sangue senza che l’imputata si rendesse conto (secondo le tesi dei difensori Beniamino Migliucci ed Enrico Lofoco) della gravità della situazione. I giudici hanno però deciso di richiamare in aula tutti e tre i consulenti tecnici coinvolti nell’inchiesta e nel processo di primo grado. Dunque saranno risentiti (nell’udienza già fissata per il sette maggio) anche il dottor Mattia Barbareschi (sempre per la Procura) e il professor Domenico De Leo, ordinario di medicina legale all'università di Verona, consulente della difesa. Ricordiamo che la dottoressa Trenchi, sostenne che almeno due ferite riscontrate sul cadavere non sarebbero attribuibili al delirio da suicidio della vittima. Non solo. Una sarebbe stata provocata quando ormai l’attività cardiaca si stava spegnendo (e per questo la ferita sanguinò pochissimo). Ma il medico legale di parte difensiva sottolineò che «il complesso delle lesioni non si adatterebbe ad un'ipotesi di omicidio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità