Chiesa e sinistra unite a difesa dei commessi

Gallo e don Eugen: «Consumismo spinto e politica assente»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Nel silenzio assordante della maggior parte della classe politica altoatesina sul lavoro domenicale e festivo dei commessi – che solo in sette punti vendita a Bolzano hanno avuto il coraggio di rifiutare il precetto dei datori di lavoro a Pasquetta, obbligandoli a rifare i turni – fa notizia la strana alleanza tra la Chiesa e la Sinistra, che hanno deciso di fare fronte unico «a tutela della dignità dei lavoratori» e «contro il consumismo spinto che sta divorando la società».

A metterci la faccia ieri - anche a costo di rievocare le storiche gag tra don Camillo e Peppone - sono stati don Eugen Runggaldier, che da anni rappresenta la Chiesa nell’«Alleanza per la domenica libera» di cui fanno parte anche i sindacati, e Luigi Gallo, ex assessore comunale ed esponente di spicco di Rifondazione. I due, anche se da un punto di vista diverso, dicono le stesse identiche cose.

Che effetto fa un’alleanza catto-comunista a difesa dei commessi?

Gallo: «Fa piacere essere in buona compagnia. Ad unirci, in questo caso, è la tutela della dignità dei lavoratori. E poco importa se a monte ci sia un approccio laico o cattolico. Se le commesse sono costrette a lavorare la domenica o a Pasquetta è la società, tutta, a perdere il suo naturale collante. Le festività devono essere concepite come un momento di riposo e riflessione. Dobbiamo avere la possibilità di fermarci. Quindi, se serve, ben venga anche l’alleanza con la Chiesa».

Don Eugen: «Ad unirci è anche il convincimento che le liberalizzazioni – spintesi ben oltre il necessario – non siano servite a rilanciare l’economia. L’uomo, ridotto a mero produttore e consumatore, perde la sua dignità. E, citando Papa Giovanni Paolo II, la via della Chiesa è l’uomo».

La vostra battaglia è contro il consumismo spinto all’eccesso al centro della strategia delle grandi catene?

Don Eugen: «Il nostro impegno, non a caso, è condiviso da molti negozianti che hanno aziende a carattere familiare. Chi guida le grandi catene, nazionali o internazionali, bada invece unicamente al profitto. I commessi devono lavorare a Pasquetta, ma gli amministratori delegati il più spesso delle volte sono al mare o in montagna a godersi il tempo libero e gli amici. In questo contesto il nostro compito è dare voce ai più deboli, che sono i lavoratori».

Gallo: «Le grandi catene stanno portando avanti un disegno nel quale consumo e lavoro sono totalizzanti. La flessibilità è stata spinta all’eccesso. Con questo approccio, palesemente sbagliato, la società è destinata a sgretolarsi. E a dettare le scelte è unicamente la logica del mercato».

Hanno ragione i sindacati a sostenere che a Pasquetta hanno vinto la paura e il ricatto?

Don Eugen: «È chiaro che chi ha una famiglia deve mettere tutto sul piatto: decidere di stare a casa dopo essere stati precettati è difficile se temi di perdere il tuo posto di lavoro o di non riuscire più a pagare le bollette. Anche per questo mi auguro che la sentenza di Rovereto possa aiutare a scrivere un nuovo capitolo del lavoro domenicale e nei festivi. Dovrebbe essere, sempre, una scelta volontaria e consapevole».

Gallo: «È chiaro che la parte contrattualmente più debole, alla fine, è destinata inevitabilmente ad essere ricattata. Ed è per questo che non dobbiamo mollare un solo centimetro».

I tempi, però, sono cambiati. Non considerate la vostra battaglia anacronistica? A breve in città ci saranno quattro megastore aperti 360 giorni l’anno...

Don Eugen: «No, affatto. Dobbiamo far capire che la gente ha sempre gli stessi soldi in tasca. Restare aperti la domenica e nei festivi non aiuta certo a rilanciare l’economia».

Gallo: «Adesso più che mai bisogna resistere. E alzare la testa».

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