Ciak, al liceo Pascoli si fa dell’ottimo cinema 

L’istituto bolzanino ha vinto il bando indetto dal Ministero dell’istruzione per l’anno 2018/19 col progetto “Farsi schermo”



BOLZANO. «Farsi schermo» è il progetto con cui il Liceo artistico e delle scienze umane “Pascoli” ha vinto per l’anno scolastico 2018/19 il bando Cinema per la scuola - i progetti delle e per le scuole indetto dal Miur (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) in collaborazione con il Mibact (Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo) e che è stato presentato giovedì con una conferenza stampa. L’obiettivo è quello di creare competenze nel linguaggio e nella pratica cinematografica in un territorio che sta sviluppando professionalità interessanti in questo settore, identificando nel liceo un centro nella rete di scuole, istituzioni, associazioni, festival che si muovono in quest’ambito sia per sviluppare percorsi didattici e formativi, che per stage e collaborazioni. «Il nostro liceo – dice molto soddisfatta la professoressa Carla Arcieri, docente di storia dell’arte e linguaggi non verbali – da vent’anni usa il linguaggio cinematografico per illustrare progetti didattici attraverso cortometraggi, booktrailer, cartine animate, ecc. Con la vittoria di questo bando vorremmo arrivare a costituire un laboratorio permanente per studenti e insegnanti aperto al territorio». Molto contenta anche la dirigente scolastica Mirca Passarella: «Questa vittoria è il giusto coronamento di un lungo percorso che ha visto operare il nostro liceo attraverso frequenti collaborazioni con registi e sceneggiatori, offrendo agli studenti la possibilità di conoscere e sperimentare il linguaggio cinematografico anche come occasione per esprimere se stessi e raccontare i problemi della loro età, penso al bel cortometraggio sul bullismo realizzato un paio di anni fa dai ragazzi di una nostra classe seconda». Cosa sarà nel concreto il progetto «Fare schermo» lo illustra il professor Nazario Zambaldi che, insieme al regista Pietro Babina, lo ha ideato e che ne è il direttore scientifico. «Useremo tutti gli schermi con cui si fa comunicazione, dunque anche lo smartphone che ogni studente possiede e che molto spesso usa solo come passivo fruitore. Poi, interagiremo con altri linguaggi, penso al teatro e alla fotografia, usando il cinema come sintesi tra esperienze reali e virtuali. Inoltre ci proponiamo di raccogliere le esperienze attive sul territorio nel campo cinematografico, collaborando con agenzie come Idm Südtirol/Alto Adige, scuola Zelig, Cineclub, Scuola di scrittura creativa “Le Scimmie”, che negli ultimi anni organizza anche corsi di sceneggiatura, mettendo a frutto le nostre esperienze interne per aprirci all’esterno. Vorremmo realizzare a scuola una sala per il montaggio e trasformare il video in strumento didattico pieno, ad esempio nell’antropologia e nella psicologia con stage sul territorio». Docenti e studenti saranno coinvolti in vario modo: dall’utilizzo del cinema nella didattica con un archivio online, alla maturazione di competenze nell’uso di video interviste e video analisi negli studi sociali, etnografici, e psicopedagogici, alla produzione con valenza prevalentemente estetica negli indirizzi artistico e musicale. Gli studenti potranno sperimentare su campo le fasi di sviluppo drammaturgico di un’opera visiva: come nasce uno story-board, come si creano i personaggi, le fasi di produzione ed elaborazione tecnica, l’utilizzo della camera da presa e delle luci, lo studio della regia e dell’inquadratura. Fondamentale sarà la collaborazione con E.C.O. – Electronic Cooperation Online, un progetto dedicato alla scrittura drammaturgica per cinema e audiovisivi, ideato e diretto da Pietro Babina, regista di teatro e cinema che sta portando avanti un laboratorio che mette insieme cinema, scrittura e nuove tecnologie. «I ragazzi sono quotidianamente immersi nelle nuove tecnologie, a mio parere – spiega – è importantissimo conoscerle e analizzarle nella loro storia e nella loro evoluzione per trovare una nuova declinazione. Molti di questi strumenti, a cominciare dallo smartphone, presentano funzioni e potenzialità di cui i ragazzi vanno resi consapevoli. In tal senso E.C.O. è un percorso che accompagna gli studenti in una immersione totale nell’opera, così da offrire loro gli strumenti utili per imparare a interpretarla e viverla con consapevolezza, nell’auspicio che possano poi riflettere l’esperienza sul loro vissuto quotidiano». (g.a.)













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