«Ciao Betti, la bufera non ti cancellerà mai» 

Chiesa gremita per l’ultimo saluto a Elisabetta Paolucci


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Non basta una bufera di neve a cancellare le tue tracce, noi ti ritroveremo nell’arte, nella musica, nel teatro, nella poesia». Ha la voce rotta dalla commozione l’amica Valentina che - in una chiesa dei Tre Santi troppo piccola per contenere familiari, parenti, amici, colleghi, studenti arrivati per l’ultimo saluto - riassume in poche parole le tante passioni e i mille interessi di Elisabetta (Betti, per tutti) Paolucci, uccisa dal freddo, nella notte tra il 29 e il 30 aprile, durante la traversata di scialpinismo lungo la Haute Route Chamonix-Zermatt. Assieme a lei hanno perso la vita gli amici bolzanini Marcello Alberti, 53 anni commercialista, e la moglie Gabriella Bernardi, 52 anni direttore delle risorse umane di Thun, i cui funerali verranno celebrati oggi alle 10 nella chiesa dei Francescani; stessa tragica sorte per altri tre scialpinisti e la guida comasca Mario Castiglioni.

In prima fila, accanto alla bara di legno chiaro, il fratello Giovanni e la sorella Caterina; i genitori Mario e Silvana, che hanno insegnato per anni al Carducci, sono rimasti a casa, chiusi nel loro dolore.

Il sopravvissuto. Dalla Romagna è arrivato Tommaso Piccioli - sopravvissuto alla bufera di vento e gelo - che quella maledetta notte con la forza della disperazione ha incitato i compagni - erano in tutto in dieci - a muoversi, a non mollare, a non cedere al sonno, perché sarebbe stata la fine. Sono morti in sette, assieme a lui sono sopravvissuti solo altri due componenti il gruppo. Ha gli occhiali scuri, che non toglie neppure quando entra in chiesa, e nessuna voglia di parlare.

Quando gli amici bolzanini lo riconoscono e si avvicinano per salutarlo, si limita a dire: «Non è stata sfortuna, è stata una follia». Perché come ripete da giorni, già per la mattinata di domenica, il meteo prevedeva un brusco peggioramento delle condizioni, e quindi non bisognava partire. Ma se ci sono stati errori di valutazione da parte della guida, sarà l’inchiesta aperta dalla Procura del Cantone Vallese ad accertarlo.

Ieri è stato il momento del ricordo di Betti: insegnante di lettere al Pascoli che sarebbe tornata in classe a settembre dopo un anno sabbatico; compagna di tante gite in montagna in estate e di scialpinismo in inverno, ma anche di uscite in barca a vela; amica con cui condividere il piacere di andare a teatro o vedere assieme una mostra. Passioni sportive ed interessi culturali che Betti, Giovanni e Caterina hanno ereditato dai genitori.

Don Jimmy Baldo, parroco di Tre Santi che ha celebrato l’omelia funebre, ha letto la lettera ai filippesi, scelta da mamma Silvana, in cui San Paolo dice “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste”. È un messaggio importante perché, nel momento del dolore e della disperazione più profonda, chi crede sa di “non essere mai solo”.

Il sorriso. Don Jimmy ha ricordato “il sorriso che Betti aveva sempre sulle labbra”. «Con te - ha detto - abbiamo condiviso gioia, amicizia e passione, ma anche rabbia, sconforto e dolore». Poi il sacerdote ha lasciato che fossero le amiche Elena e Sabrina, la sorella Caterina e gli studenti del Pascoli a ricordare Betti.

I ragazzi del liceo del quartiere Firmian, arrivati in chiesa ognuno con un girasole, hanno raccontato di quella “prof speciale” e l’hanno ringraziata perché “sei entrata nel nostro cuore come pochi altri insegnanti”.















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