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Ciné Museum, il futuro incerto di una realtà unica in regione 

Il rischio chiusura. Il piccolo museo allestito in via Kravogl 8 in anni di instancabile lavoro da Natalino Barnato è in pericolo: troppo alto l’affitto per quei 500 metri quadrati in zona industriale in cui è raccolto un piccolo tesoro della storia della cinematografia


Fabio Zamboni


BOLZANO. Cronaca di uno spreco. Oppure: piccola storia (con finale aperto) di un sogno impossibile. Potremmo azzardare altri titoli ameni e tutti efficaci per l’avventura bolzanina del Ciné Museum e del suo profeta inascoltato: Natalino Bernato. Del resto la fantasia galoppa, quando si entra, per caso o per la segnalazione di un amico, nel piccolo museo del cinema che Bernato gestisce e implementa dal 2016 al numero 8 di Via Kravogl, zona industriale di Bolzano. Già trovarlo è un’avventura: sta al primo piano di uno stabile che si nasconde in un vicolo della già nascosta Via Kravogl. Si suona, c’è sulla facciata una piccola insegna con le due parole (Ciné e Museum) che per evitare bisticci italo-tedeschi attingono al francese e al latino. «Del resto io parlo francese perché sono nato e cresciuto in Belgio» così ci accoglie orgoglioso Natalino.

Bernato, 67 anni, fa parte lui stesso di quel piccolo-grande museo, avendo coltivato sin da giovane la passione per il cinema e i suoi strumenti, avendo gestito per anni il Concordia e il Costellazione a Bolzano, l’Odeon di Merano e avendo fatto il proiezionista per decenni, l’ultima volta al Cineplexx di Bolzano, chiamato ad inaugurare come tecnico esperto quella multisala. Benzinaio per garantirsi uno stipendio, Bernato ha coltivato per decenni la sua passione divorante per il cinema, arrivando a conoscere i segreti dell’intero ciclo produttivo: dal lavoro sul set ai costumi, dalla recitazione (fa la comparsa) alle luci, alle riprese, al montaggio, alla proiezione. Analogica e digitale. Il mondo del cinema per lui non ha segreti.

Negli anni, ha raccolto tutto il materiale dismesso dalle varie sale che in regione chiudevano a una a una, ha collezionato manifesti, cimeli vari, macchine da ripresa partendo dalle lanterne magiche di fine Ottocento, enormi proiettori che ora sono stivati – diciamo pure ammassati – nel suo Ciné Museum, che gestisce con una associazione assieme ad Alessandro Di Spazio e a due giovani collaboratori – Manuel e Walter – che lo aiutano a restaurare vecchie pellicole e a rimettere in sesto attrezzi destinati al macero. La passione è quella di sempre, il lavoro di raccolta e di restauro procede senza interruzioni, ma ora il Ciné Museum rischia di fallire: i 500 metri quadrati in cui è costretto hanno un affitto diventato insostenibile con il solo contributo della Provincia. I costi salgono ma i visitatori no: «In un anno circa duecento persone, così non possiamo tirare avanti – ci dice sconsolato Bernato -. Ho cercato di coinvolgere le scuole, di far capire il valore di un patrimonio che appartiene in larghissima parte alla nostra provincia, che è storia locale, ma non è servito a nulla. Eppure, quando i ragazzi e persino i bambini vedono le meraviglie del cinema di una volta e maneggiano un vecchio proiettore perché io glielo lascio fare, e scoprono la magia della pellicola o di come si costruiva un cartone animato, la reazione è entusiastica, davvero».

Spunta l’idea di mollare: «Il direttore tedesco della Century Fox ha visto il nostro museo ed è rimasto talmente entusiasta da propormi di trasportare tutto in Germania, acquistando tutto, compreso il mio lavoro che avrebbe degnamente pagato. E io ho rifiutato perché questo museo è nato qui, racconta anche la storia del cinema locale ed è giusto che venga valorizzato qui».

Una passione, quella per il mondo del cinema, nata dove e come? «A scuola, in Belgio, quando avevo 9 anni. Nelle scuole là era normale avere un cinema e fare corsi di recitazione. Io ero affascinato dal proiettore, un fascino che mi è rimasto dentro».

Il Ciné Museum collabora anche alla realizzazione di film. «In Alto Adige se ne girano tanti, ma l’IDM che cura le produzioni di importanti registi che vengono a girare quassù, rifiuta la nostra collaborazione. Malgrado questo, mi vengono a cercare: ho collaborato anche con il regista Roberto Faenza al film presentato nei giorni scorsi a Bolzano, “Hill of Vision”, realizzando alcune scenografie. E poi ospitiamo casting, forniamo costumi, comparse, tutto quello che può servire. Con un sogno: realizzare qui una scuola di recitazione».

Dentro il Ciné Museum un patrimonio raccolto in cinquant’anni di lavoro dietro le quinte: «Ci sono un sacco di cimeli messi da parte quando gestivo le sale, molti comperati dal museo, ma anche da me personalmente. Ad esempio, il proiettore del vecchio cinema Italia di Merano, una vera chicca, altre cose smantellate da vecchi cinema. L’ultimo, il cinema Astra di Trento. E quello di Lavis».

Il cimelio più antico? «Una lanterna magica del 1898 modificata per proiettare diapositive».

Quelli più preziosi? «Per me, è un piccolo proiettore 16 mm germanico che mi regalarono i miei genitori a 5 anni. L’ho ritrovato per caso. E poi il mio primo acquisto: un proiettore Firmini del 1950. Ma il museo è pieno di oggetti preziosi, compreso un pezzetto di una pellicola originale dei Lumière con il filmato della locomotiva che sembra bucare lo schermo. Molti oggetti ci vengono regalati, molti altri dobbiamo acquistarli. E per questo, per alcuni anni, ci ha dato una mano l’assessore provinciale Mussner, ma quando lui ha lasciato la cassa si è chiusa. E anche il dottor Lampis ci ha incoraggiato, quando abbiamo aperto. Ma non basta. Con l’incasso dei biglietti d’ingresso, 5 euro, non paghiamo nemmeno le bollette».

L’ambizione? «Uno spazio più grande, in una posizione più visibile. Qualche anno fa abbiamo messo a punto un grande progetto per rilanciare gli spazi dell’ex Caserma di Appiano con centro culturale, museo del cinema, museo di auto d’epoca, ristorante. Avremmo dato lavoro almeno a 25 persone. È piaciuto ma non se ne è fatto nulla». Il museo è aperto – ma fino a quando? - martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 9.30 alle 12 e dalle 15 alle 18.













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