Cinesi bolzanini derisi e offesi “Gatto arrosto per il Dalai Lama”

Un articolo pubblicato sulla «Tageszeitung» finisce in Tribunale: «Contro di noi toni razzisti» I titolari di 15 ristoranti promuovono l’azione legale: «Diffamati e discriminati». Il caso all’ambasciata



BOLZANO. Un articolo che probabilmente avrebbe dovuto avere finalità “satiriche”, rischia concretamente di finire davanti ai giudici del tribunale di Bolzano per diffamazione a mezzo stampa della comunità cinese che vive a Bolzano. Al centro della vicenda c’è una improbabile intervista apparsa sul Tageszeitung di qualche giorno fa in occasione della visita a Bolzano del Dalai Lama. L’avvocato Juri Andriollo di Bolzano non sembra avere molti dubbi: «La diffamazione mi sembra lampante» dice, rivelando che si sono rivolti al suo studio diversi rappresentanti della comunità cinese presente a Bolzano, nonchè i titolari di una quindicina di ristoranti cinesi regolarmente in attività in città. «Non c’è di mezzo solo il carattere diffamatorio dell’articolo - dice il legale - ma abbiamo rilevato anche sentimenti nemmeno tanto velati di carattere razzista nei confronti dei cinesi che vivono a Bolzano. Anche per questo siamo decisi ad intervenire in maniera decisa. L’intervista in questione, non firmata, sarebbe stata realizzata con un dipendente di un ristorante cinese a Bolzano. L’uomo nel colloquio si esprimerebbe con la «elle» al posto della «erre» secondo la più classica delle rappresentazioni grottesche dei cittadini cinesi in Italia. L’intervistatore si finge un funzionario del presidente Durnwalder in cerca di un ristorante cinese in grado di offrire al Dalai Lama e all’organizzazione Free Tibet «una bella anatra pechinese». Nel colloquio telefonico riportato sul giornale l’interlocutore cinese si dimostra ridanciano e insensibile alle vicende del Tibet pronto comunque a garantire (per assicurarsi la mancia di Durnwalder) una bella anatra pechinese a tavola per il Dalai Lama e uno stinco di maiale per il governatore altoatesino. «Per me questa non è satira ma diffamazione» commenta l’avvocato Juri Andriollo che pone l’attenzione anche su un passaggio in cui si ipotizza il rischio che invece di un’anatra il ristorante cinese serva al Dalai Lama un gatto arrosto. «I titolari dei 15 ristoranti cinesi aperti a Bolzano - spiega ancora il legale - si riservano di agire in tutte le sedi per difendere la loro reputazione». Del caso si sta occupando anche l’ambasciata. «A tutti - spiega l’avvocato Andriollo - ha fatto veramente male essere rappresentati come persone truffaldine sotto il profilo commerciale, pronti ad abbindolare i clienti vendendo gatti al posto di anatre pechinesi, dando l’idea che i ristoranti cinesi siano dei luoghi ove vengono somministrati prodotti adulterati o altro. E poi nell’articolo si utilizza uno stratagemma subdolo per ingenerare nell’opinione pubblica l’idea che la comunità cinese è cattiva con il Tibet, lasciando intendere che anche i cinesi dell’Alto Adige hanno in odio i tibetani».

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