IL NOTO ristoratore

Città in lutto per Zanella, l’«anima» del Paulaner

BOLZANO. Un male incurabile si è portato via Cesare Zanella (67 anni) - proprietario, cuoco e anima del «Paulaner Stuben» di via Argentieri - in soli dieci giorni. Ma lui ha speso le ultime 48 ore a...


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Un male incurabile si è portato via Cesare Zanella (67 anni) - proprietario, cuoco e anima del «Paulaner Stuben» di via Argentieri - in soli dieci giorni. Ma lui ha speso le ultime 48 ore a chiedere al figlio Christian e alla moglie Marlene di ringraziare tutti quelli che lo hanno conosciuto nel corso di una lunga vita da ristoratore. Ma anche da amico dei suoi clienti. Ne aveva migliaia sparsi in Alto Adige e Trentino, dove è nato, a Ossana in val di Sole.

Cesare, un omone alto e robusto, ma anche generoso e compagnone con gli amici, ha lavorato fino all’ultimo e si è accorto di rischiare davvero la vita solamente il 4 gennaio, quando il suo fegato ha smesso di funzionare. «Era il suo punto debole - racconta il figlio Christian, che ha lavorato al suo fianco 15 anni - ma da luglio in poi, grazie ad un’alimentazione bilanciata e a qualche sigaretta in meno, stava meglio. Fino al tracollo dei giorni scorsi».

Zanella ha frequentato la scuola alberghiera a Trento e la sua prima esperienza lavorativa di rilievo è stata quella al «Terminus» al Brennero negli anni Settanta. «Era un locale - racconta il figlio Christian - che teneva aperto 24 ore su 24. C’era ancora il confine e si facevano qualcosa come 2 mila caffè al giorno».

La seconda tappa è stata il Wienerwald di Vipiteno, dove ha conosciuto la moglie Marlene nel 1974. L’anno dopo è nato l’unico figlio, Christian.

Nel 1984 ha aperto in piazza Sernesi, dove oggi c’è Lintner, il «Big Burger», la prima paninoteca di Bolzano, che ebbe un successo clamoroso tra i teenager. Poi ha fondato una società, la Partner, che riforniva di panini e tramezzini i bar delle scuole, in via Cadorna, ma non solo. Nel 1999 si è tuffato in una nuova avventura allo «Scheune», in via Grappoli, dove è rimasto fino al 2005. Poi si è presentata l’opportunità di aprire la Paulaner Stuben, diventata negli anni un punto di ritrovo per tutta la città. Assieme al figlio ha sponsorizzato anche una squadra di calcio a cinque, la Febbre Gialla, ed era solito rispolverare - tra un piatto e l’altro - la sua «fede» milanista.

«Una persona davvero squisita - ricorda Gualtiero Esposti, uno dei tanti «aficionados» della Paulaner - e un rossonero nell’anima. Oltre agli sfottò ricordo i suoi aneddoti i su San Siro, quando ancora non era il Meazza. Con lui, e il figlio Christian, abbiamo instaurato negli anni un rapporto di amicizia e fiducia, che andava ben al di là della sponsorizzazione». Tra i frequentatori abituali del locale c’erano anche le Vecchie Glorie della Virtus Don Bosco, da Toccoli fino a Guerra e Margoni, tutti amici di Christian e a cui Cesare era molto legato.

«Era un orso burbero ma buono - racconta il figlio Christian - che amava la compagnia ma non voleva essere invadente o troppo al centro dell’attenzione. Sono orgoglioso di mio papà e fiero di essere suo figlio. Si è battuto come un leone e fino alla fine ha lottato con coraggio per rimanere aggrappato alla vita. Se ne è andato sereno, stretto in un abbraccio amorevole, mio e di mia mamma. Per me è stato anche un fratello, il migliore amico e il mio superiore preferito. Sono sicuro che da lassù si è gia messo all’opera per vegliare su tutti noi. Ciao papà e grazie di tutto».

Il funerale si terrà lunedì alle 14 nella chiesa dei Domenicani. La famiglia ha chiesto di non portare fiori, ma è gradito un contributo per il progetto «Cesare Forever».

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