Coltivare insieme L’orto «segreto» dietro via Museo

In Centro un gruppo di «ortolani» per passione Giovani sempre più interessati, poche le aree disponibili


di Elisabetta Bottoni


BOLZANO. Negli spazi del Comune, in quelli gestiti dalle associazioni, in giardini (una volta) selvaggi. Dovunque, purché ci sia un pezzetto di terra da coltivare. Anche nel centro della città. In pochi immaginano che via Museo 37 nasconda un ritaglio di campagna dentro la città. Che dodici trentenni (sei coppie) con la passione per l'agricoltura e il mangiare sano hanno trasformato in un orto condiviso. L'esempio di un fenomeno in espansione a Bolzano: giovani con la voglia di coltivare insieme. Il terreno si trova davanti alla casa di Christine Janssen, che prima ha concesso gratuitamente – da dividere c'è solo il consumo dell'acqua - la sua proprietà, poi ha convinto anche il vicino ad affidare ai giovani contadini l'appezzamento confinante, che era rimasto incolto. In totale oltre 400 metri quadrati, tra via Museo e via Leonardo da Vinci. «Mi piace condividere», racconta Christine Janssen, «non sono mai sola, ma sempre circondata da ragazzi e c'è anche convivialità». Si organizzano grigliate e feste: al centro dell'orto ci sono tavoli sedie e un barbecue. Poi alle 23 si va via, «anche per non disturbare i vicini». Per Christine «è un arricchimento. Invito tutti quelli che hanno un pezzo di terra a condividerlo. Anzi, dovrebbe essere obbligatorio: è un delitto tenere uno spazio verde non coltivato».

Bolzano, l'orto urbano dietro le case di via Museo

Negli spazi del Comune, in quelli gestiti dalle associazioni, in giardini (una volta) selvaggi. Dovunque, purché ci sia un pezzetto di terra da coltivare. Anche nel centro della città. In pochi immaginano che via Museo 37 nasconda un ritaglio di campagna dentro la città. Che dodici trentenni (sei coppie) con la passione per l'agricoltura e il mangiare sano hanno trasformato in un orto condiviso.  Leggi l'articolo

Nell'orto c'erano già una pianta di cachi e una di nocciole, un ciliegio. Sono coltivati quasi tutti i tipi di ortaggi: dai pomodori alle bacche arancioni della famiglia delle Physalis, dalle patate ai peperoni, grandi quantità di zucche in fase di maturazione, cavolo nero e quello spagnolo, bietole, tanti tipi di insalata e svariate piante aromatiche: rosmarino, maggiorana, timo, santoreggia, salvia. Le officinali come la malva, il tanaceto, la chelidonia. C'è persino l'artemisia absyntum che serve per fare l'assenzio. Maximilian Lösch è uno degli “ortolani” di via Museo, agronomo impegnato nella cooperazione allo sviluppo. Ogni giorno passa a raccogliere i frutti, che finiranno sulla tavola la sera: «Ieri ho preso i cetrioli, le zucchine e i pomodori. Ne faccio insalate o salse per la pasta. Ma l'ispirazione parte sempre da quello che trovo». E poi «c'è un altro grande beneficio. Le piante rilassano. Dopo una giornata passata a lavorare, magari seduti, venire qui aiuta a scaricare le tensioni». Il contatto con la proprietaria del terreno è avvenuto grazie a Rachele Sordi, operativa da anni nel campo delle coltivazioni naturali, anche lei ortolana di via Museo.

Ma Rachele è anche educatrice per lo sviluppo di comunità dentro l'associazione Vispa Teresa, che gestisce, tra le altre cose, un orto comunitario in via Maso della Pieve. Un'esperienza che va avanti da un paio di anni con successo. «Non abbiamo fatto in tempo a pubblicare il bando, che la lista era già piena», racconta Rachele Sordi. Requisiti: residenza in zona ed età inferiore ai 65 anni. «Poiché ci sono già gli orti del Comune destinati agli anziani, abbiamo pensato di lasciare spazio ai più giovani». E infatti in Maso della Pieve la maggior parte dei sedici assegnatari degli orti «è composta da giovani famiglie con bambini. Di diverse nazionalità: tedeschi, italiani, bengalesi, peruviani». Affollati anche gli orti del Comune, per i quali l'età minima è 60 anni «con lunghe liste d'attesa e giovani che chiamano per sapere se in qualche modo possono accedere», fanno sapere dagli uffici. Nessuna possibilità di aprire ai più giovani? «Non sono previsti cambiamenti sui regolamenti per l'assegnazione degli orti comunali», risponde l’assessore Sandro Repetto. Coltivare insieme come forma di integrazione è il principio che guida l'associazione Donne Nissà, che dal 2010 gestisce un'area di proprietà del Comune, duemila metri quadrati dentro il Parco delle Semirurali. Sono cento gli ortolani, la metà dei quali stranieri, 50 in lista d'attesa. «È un modo anche per aiutare le donne straniere che fanno più fatica a inserirsi», dice Susanne Waiz responsabile del coordinamento orti nell'associazione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità