Come ti faccio il ragù, corso all’Upad 

Due incontri questa settimana per imparare dal vivo le ricette della cucina regionale italiana



BOLZANO. Inverno tempo di ragù. E di cucina regionale italiana. Torna prepotentemente la domanda di cucina tradizionale anche nelle città delle mode gastronomiche. E per orientarsi nel dedalo delle tante e troppe versioni e alterazioni dei piatti tipici della cucina regionale italiana, l’Upad, in collaborazione con Slow Food Alto Adige lancia una serie di incontri teorici e pratici sulle specialità tradizionali.

Veri piatti iconici come le due varianti della amatriciana, quella di Amatrice e quella romana. L’autentica versione degli spaghetti alla carbonara sia nella versione classica che in quella contemporanea elaborata da cuochi come Arcangelo Dandini.

Ma anche versione super innovative, ma rispettose della tradizione, come la amatriciana di Davide Scabin in pentola a pressione, magnifico e raro esempio riuscito di innovazione che non stravolge la tipicità, anzi, la riscopre. Un corso lunedì 28 e martedì 29 gennaio dalle 19.30 alle 21.30 (presso la sede Upad in via Firenze 51) per semplici appassionati e curiosi che vogliono imparare a realizzare i piatti base di un menù settimanale, ma anche per cuochi professionisti.

«Lo scopo è quello di diffondere e definire un canone della cucina regionale italiana così come accaduto nei secoli scorsi in Francia – ha spiegato l’ideatore il fiduciario di Slow Food Alto Adige e giornalista enogastronomico Angelo Carrillo – un’esigenza sempre più sentita per dare dignità anche culturale alla gastronomia italiana». Oltre ai piatti saranno abbinate alle ricette italiane anche i giusti vini nel solco, sempre della tradizione.

Se la prima serata sarà dedicata ai piatti più iconici e diffusi della cucina italiana (amatriciana, carbonara, ragù di carne ecc, eseguiti in diretta) la seconda serata tratterà alcune specialità più locali come il risi e bisi, riso alla pilota, gnocchi e tortellini. «Checché se ne dica, c’è un solo modo di preparare certi piatti - spiega ancora Carrillo - così come quello di leggere i grandi capolavori della letteraria italiana, avvicinarli con rispetto e attenzione e imparare a gustarli (o prepararli) nel modo giusto» seguendo magari i consigli delle osterie italiane.

Insomma per imparare a cucinare non occorre inventarsi masterchef, ma a volte basta sapere cucinare i grandi classici (pochi ma buoni) proprio come facevano le nostre mamme e nonne. Info www.upad.it o www.slowfooaltoadigesuedtirol.it

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