Comunicare con i cani come se fossero bambini 

Il linguaggio emozionale permette di far capire meglio il linguaggio “normale” Toni più alti e mimica facciale marcata. E gettare la maschera davanti a loro


di Luca Rauzi


BOLZANO. Esiste un linguaggio che noi umani utilizziamo in modo istintivo quando ci rivolgiamo ai bambini molto piccoli. È un linguaggio in cui i suoni sono più importanti delle parole, i toni solitamente si alzano e sono accompagnati da una marcata mimica facciale. Non è, e non deve essere, una lingua razionale, ma esclusivamente emozionale. Anche i cani sono sensibili a questo tipo di comunicazione e straordinariamente abili a interpretare tutta la gamma delle nostre emozioni.

In virtù di questo, possiamo aiutare i cuccioli nella fase di approccio e comprensione del nostro linguaggio aggiungendo un po’ di teatralità, per sottolineare gli stati emozionali corrispondenti alla comunicazione del momento. Dobbiamo dare importanza quindi al condimento emotivo, possibilmente emozionante, dei nostri messaggi. Se riusciamo a farlo, perché viviamo realmente l’emozione del momento, entriamo in contatto con il sentimento del cane. Altrimenti può succedere che il nostro messaggio non arrivi: “Non pervenuto per scarso coinvolgimento emozionale”.

La scarsa capacità da parte nostra di trasferire emozioni nella comunicazione è sicuramente dovuta all’abitudine di usare una lingua articolata e razionale che può permetterci di appiattire la mimica e i suoni. A questo si aggiunge, in percentuale maggiore tra gli uomini, il problema della maschera. Alcuni di noi hanno qualche difficoltà a esternare emozioni in modo plateale, come sarebbe utile sforzarsi di fare con i cani. Quando un’esternazione emozionale viene vissuta come una debolezza, ci si può trovare prigionieri dietro a una maschera senza mimica. Questo aspetto può essere un problema in grado di condizionare spesso l’efficacia della comunicazione con il cane.

Il nostro compito è quello di aiutare i cani a comprendere con certezza la differenza che esiste, ad esempio, tra un’attivazione e uno spegnimento, che prima di essere un problema di termini è un problema di atmosfere opposte o, quantomeno, differenti.

Certamente quando i cani raggiungono, con l’esperienza, una buona comprensione del linguaggio verbale, possiamo permetterci di abbassare l’enfasi, ma un coinvolgimento emozionale corretto rende la nostra comunicazione mediamente più coinvolgente e interessante.

Cerchiamo perciò, almeno con i cani, di gettare la maschera e liberare le emozioni.













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