«Consulenze illegittime» Vertici Lub a giudizio

La Procura contabile ha contestato un danno erariale di 64.469 euro. Nel mirino due incarichi esterni


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «Siamo di fronte ad una gestione inaccettabile che denota una assoluta mancanza di cura delle pubbliche risorse, ancora più grave e più censurabile se si pensa ai tempi di crisi che stiamo vivendo». E’ uno dei richiami più severi espressi ieri dal procuratore regionale Robert Schülmers nell’intervento con cui ha accompagnato la richiesta di condanna di tre dirigenti della Libera Università di Bolzano accusati di aver sperperato soldi pubblici, conferendo a professionisti esterni incarichi che avrebbero potuto essere affidati a risorse interne.

Non è la prima volta che i vertici dell’ateneo si trovano coinvolti in procedimenti davanti alla magistratura contabile. Questa volta il danno erariale individuato dalla Procura contabile è di 64.649 euro. E’ il costo sostenuto dalle casse della Lub per due consulenze (una del 16 marzo 2007, l’altra del 17 giugno 2008) affidate al professor Andrè Bürki, professionista svizzero, che venne coinvolto nella riorganizzazione dell’organigramma dell’ateneo. Qual è la tesi della Procura contabile? Semplicemente che vi sarebbe stato uno sperpero di denaro pubblico in quanto i compiti affidati al consulente esterno avrebbero potuto essere svolti dagli stessi dirigenti e dalle risorse a disposizione dell’Università.

A rischiare di più sono l’ex presidente Johannes Egger e la direttrice generale Johanna Vaja, considerati responsabili nella misura del 45 per cento a testa (con richiesta risarcitoria di 29.092 euro a carico di ognuno). Decisamente più defilata la posizione di Gottfried Kofler, responsabile dell’ufficio contratti, ritenuto responsabile nella misura del 10 per cento. Ieri mattina in udienza il procuratore Schülmers ha parlato di atti illegittimi per violazioni di legge.

«In casi come questi non è ammissibile richiamarsi alla discrezionalità amministrativa» ha ricordato in aula il magistrato, secondo il quale le consulenze esterne dovrebbero rappresentare l’eccezionalità mentre in realtà sempre più spesso rappresentano la regola. Un’impostazione, quella della Procura, totalmente contestata dall’avvocato difensore Carlo Bertacchi sia sotto il profilo formale che sotto quello sostanziale. Il legale ritiene di aver dato prova che il lavoro svolto dal consulente non ricadeva nelle competenze della direttrice Vaja nè di altre figure interne.













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