Convenzione, gruppi linguistici divisi

Presentata la relazione di maggioranza: dentro anche il concetto di autodeterminazione. Gli italiani non ci stanno


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il più esplicito è stato Roberto Bizzo: "Signori, qui non vedo nessun chiaro riferimento alla Costituzione italiana. Vorrei farvi notare che si tratta del testo fondante anche del nostro Statuto". E ha aggiunto, per far capire a quale livello intendesse agganciare i lavori della Convenzione dei 33: "Vorrei ricordarvi che avevo chiesto che il testo della relazione sulla riforma dello Statuto fosse sottoposto ad una audizione da parte dei governi di Austria e Italia...". Ci penseremo, gli ha risposto il presidente dei 33, Christian Tschurtschenthaler (Svp). Ciliegina sulla torta: nel rush finale entra anche il concetto di autodeterminazione su spinta dell’asse Svp-Schützen. Troppo per il gruppo italiano.

Dunque, anche l’ultima seduta dell’organo che dovrà presentare al consiglio provinciale la propria relazione su come e dove cambiare l’autonomia, si è risolta in un muro contro muro. Nonostante il presidente insistesse nel ricordare " i tanti punti che ci uniscono, piuttosto che quelli che ci dividono". In realtà questi ultimi sono, come si dice, "fondativi". Sono cioè i valori di fondo inseriti nel preambolo della relazione.

Che è ora ufficialmente destinata ad essere il frutto del lavoro della maggioranza: dunque di una sola parte. Mentre sono state, altrettanto ufficialmente, preannunciate relazioni di minoranza.

A firma, si legge anche nel comunicato della Provincia, «di Roberto Bizzo, Laura Polonioli, Riccardo Dello Sbarba, Maurizio Vezzali e, infine, di Roberto Toniatti». Il quale ultimo della lista non è altro che uno dei tre giuristi, assieme a Esther Happacher e Renate von Guggenberg, che avevano ricevuto dall’ufficio di presidenza della Convenzione dei 33 l’incarico di elaborare una proposta per la stesura del documento finale. Polonioli e Dello Sbarba presenteranno, tra il resto una relazione in comune. «L’asse Svp- Schützen seppellisce la Convenzione», così il consigliere provinciale dei Verdi.

Che riassumesse e convogliasse le varie posizioni emerse durante le sedute. La presenza del giurista certifica dunque che anche a livello tecnico e non solo politico la faglia tra maggioranza di lingua tedesca e minoranza italiana nell’organismo "costituente" anche se solo consultivo, è stata profonda. Sui punti del documento che si prepara a diventare quello ufficiale, ci sono dei passaggi (l’abolizione della regione, la cancellazione del commissariato del governo, le radici cristiane) e delle assenze (i richiami alla costituzione, quelli alla quietanza liberatoria, nessun auspicio sul fronte della convivenza, della scuola bilingue o della proporz) che hanno infine sancito una spaccatura che è sostanzialmente di tipo etnico: gli italiani da una parte, i tedeschi dall’altra.

"Al di là dei contenuti - ha osservato il verde Dello Sbarba - è il metodo che lascia perplessi. Si è andati avanti cioè a colpi di maggioranza costringendo così a relazioni di minoranza. La strada sarebbe stata invece quella della ricerca della condivisione o la spinta alla pariteticità".

Tenendo da parte, magari, i temi fortemente divisivi (come i continui riferimenti ai rapporti Stato- Provincia) e invece facendo avanzare quelli interni alla autonomia: convivenza, istruzione, rapporti tra i gruppi, apertura agli immigrati.

Ora ogni membro della convenzione ha tempo fino al 27 giugno per sottoporre all’ufficio di presidenza una relazione di minoranza.

Ci sarà poi, il 30 giugno, la seduta conclusiva dell’assemblea dei 33 e infine a settembre la consegna dei documenti al consiglio provinciale. Che tenterà, a quel punto, un accordo politico. Soprattutto col Trentino. Perché, come ha rilevato Karl Zeller, non ci si potrà presentare in Parlamento con una proposta di riforma statutaria in cui i trentini dicono una cosa, gli altoatesini un’altra e, al loro interno, gli italiani ne dicono una diversa e i tedeschi un’altra ancora. A Roma direbbero: bene, rifate i compiti a casa. Anche l’altra sera, nella penultima seduta all’Eurac la frattura è stata evidente. Con Roberto Bizzo a dire chiaramente alcune cose molto semplici in termini di relazioni istituzionali e anche Olfa Sassi, ad esempio, insistere su una visione dell’Alto Adige più aperta ai nuovi cittadini. E invece von Ach, ex segretario organizzativo degli Schützen e ora dei Freiheitlichen, Luis Durnwalder stesso e anche Christoph Perathoner, rappresentante ladino della Svp, a insistere su temi molto divisivi. I tre hanno infatti lamentato l’assenza di un chiaro riferimento nel testo finale, all’autodeterminazione. Che poi entrerà nel documento della maggioranza. Molto netti i rappresentanti di lingua tedesca sulla necessità di abolire la regione o di, comunque, destinarla a ruoli di mero contorno. Ignorati invece argomenti molto presenti nel dibattito soprattutto urbano, sull’articolo 19 e sua eventuale riforma o su temi legati alla convivenza e ai rapporti interni all’autonomia. "Una visione di chiusura e non di apertura" aveva già commentato Christian Tommasini. Annunciando l’opposizione Pd. Ora, esami a settembre per tutti.













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