Coop, il patentino obbligatorio fa paura

Lega e Confcoop: «Ci preoccupa che la misura approvata per gli appalti sugli infermieri coinvolga anche altri settori»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Confcooperative non ha dubbi: «Qui non sono solo gli infermieri delle coop a dover temere per il loro futuro ma un’ampissima fascia di persone che lavora grazie agli appalti».

Non piace per nulla ai sindacati e non piace nemmeno alle cooperative l'introduzione dell'obbligo di patentino di bilinguismo anche per i servizi appaltati in provincia di Bolzano, decisa martedì dalla giunta provinciale. Confcoop è talmente scettica da parlare di «riserve aperte per la fragilità normativa di tale decisione, in ottica comunitaria»... come dire che al primo ricorso il Tar bloccherà tutto. Sulla questione interviene anche Legacoop ma con meno forza. Così Alberto Stenico: «Non ci piace l’idea di un ennesimo patentino, diciamo che avremmo gradito una formula che lasciava alle coop la possibilità di organizzarsi negli appalti per fornire i servizi nelle lingue dell’utente».

Arno Kompatscher spiega che in un primo momento il patentino sarà un criterio di qualità che aumenterà il punteggio, ma in un secondo momento diventerà obbligatorio: «Questo obbligo di bilinguismo dovrebbe riguardare, per esempio, il servizio trasporto alunni e gli infermieri».

Ma si tratta solo di un esempio. Quel che non convince gli addetti ai lavori è la frase - da comunicato della Provincia - che parla di «obbligo di patentino di bilinguismo anche per i servizi appaltati in provincia di Bolzano».

La questione non è da poco e sta scuotendo un mondo vasto. A Confcooperative sono molto preoccupati. «Sì, siamo preoccupati. La decisione della giunta provinciale non ci piace e non ci convince». Perchè? «Perchè non si capisce dove si andrà a parare. Si comincia dagli infermieri e poi? Diciamo che dentro il nostro mondo si è sviluppato un dibattito, che parte dalla necessità di capire quali siano gli ambiti in cui ricadrebbero tali effetti. In un primo momento - come dice lo stesso Kompatscher - si stima che la decisione riguardi quei servizi nei quali la conoscenza della lingua dell’utenza sia di particolare importanza, in primo luogo il settore sanitario e dell’assistenza alla persona. In questo senso assume prevalenza la tutela della persona/utente. E siamo d’accordo... ma la nostra preoccupazione è che tale misura vada col tempo ad incidere anche in altri settori». Quali ad esempio? «Pensiamo alla gestione della formazione, di progetti educativi, di iniziative culturali, di gestione di strutture aperte al pubblico, pensiamo agli eventi, agli sportelli lavoro, ai servizi di segretariato ecc.». E’ per questo che le coop chiedono chiarezza. «Certo. Emerge la necessità di mettere attorno ad un tavolo una sorta di mappa per condividere degli obiettivi che a medio termine fissino itinerari e scadenze diciamo... per qualificare al meglio gli standard delle questioni linguistiche. Restano poi tutte le riserve - conclude Confcoop - per la fragilità normativa di tale decisione, in ottica comunitaria. Questo è un altro motivo per cui occorre un impegno da più parti per costruire assieme un tessuto economico e sociale in grado di soddisfare appieno i bisogni della comunità. Nella lingua dell’utente».













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