Crisi e affitto troppo alto: Seibstock chiude a Bolzano

L’imprenditore della gastronomia gourmet: il turismo in città va male, meglio Merano. «Ötzi, Virgolo, Piazza Erbe sono le tre grandi occasioni perse, occorre rilanciare»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Chiude Seibstock, la gastronomia di alto livello che aveva aperto nel Duemila sotto i Portici. Colpa della crisi. Del caro-affitti. E non solo. Peter Seibstock ha salutato i clienti col solito sorriso e li ha invitati a passare in futuro nell’altro suo storico negozio di Merano.

Come mai lasciate dopo soli tredici anni ?

«I motivi sono tanti. L’improvvisa scomparsa di mio fratello Michael che mi aiutava nella gestione ha pesato in maniera decisiva. Difficile oggi riuscire a seguire Merano e Bolzano nello stesso momento quando a Merano le mura sono nostre. Poi la crisi non ci ha certo fatto un favore».

Com’è andata con l’affitto, si dice che paghiate dai 7 agli 8 mila euro al mese...

«L’affitto che versiamo alla Diocesi, proprietaria dell’immobile, è alto ma non altissimo ed assolutamente in linea coi prezzi. Sì è vero, la cifra è questa ed allo scadere del contratto ci avrebbe aspettato un inevitabile ritocco che - vista l’aria generale - non ci possiamo permettere perchè questo vorrebbe dire alzare i prezzi e non ci sembra il caso. Il negozio è su due piani, grande circa 200 metri, l’affitto che chiedono ci sta. Pensate che ogni anno mi vengono a trovare come minimo tre procacciatori che cercano spazi per altre ditte e sono disposti ad offrire 14 mila euro su due piedi».

Lei sa chi verrà al suo posto?

«Sì, un negozio di abbigliamento di alto livello».

Com’è stata la vostra esperienza sotto i Portici?

«Positiva anche se faticosa. I primi tre anni non è stato facile, poi gli affari hanno iniziato a girare bene, ultimamente però era impossibile chiedere 25 euro per un litro di olio anche se olio vero».

I bolzanini le hanno dato soddisfazione?

«Pochissima, se avessimo dovuto lavorare solo con i locali avremmo chiuso subito. I nostri clienti sono sempre stati soprattutto germanici e svizzeri».

Lei ha due negozi ... è un caso che chiuda quello di Bolzano?

«No. Merano ha mantenuto e rilanciato la sua vocazione turistica, cosa che non è riuscita a Bolzano. Merano ha rilanciato con le Terme che i turisti dimostrano di apprezzare moltissimo, qui abbiamo perso un sacco di treni e adesso è dura riacchiapparli».

Quali treni ha perso? «Il treno di ötzi, per esempio. La Provincia doveva chiamare un archistar, mi viene in mente Renzo Piano, per costruire un museo speciale attorno ad una mummia unica al mondo che abbiamo strappato agli austriaci e invece arranchiamo. Mi viene in ente Bilbao con il suo Guggenheim... non potevamo fare anche noi qualcosa di simile? Che senso ha avuto costruire il Museion, quando a Rovereto c’è il Mart che è una meraviglia, per poi lasciarlo vuoto?»

Che altri treni abbiamo perso?

«Quello del Virgolo... Thun era arrivato con la sua proposta e invece non si fa niente di niente». E il Colle che resta abbandonato. «E guardate che non voglio una Bolzano modello Disneyland, ma una città che viva, che rilanci. E poi vogliamo parlare anche di Piazza Erbe, una “chicca” unica lasciata agonizzare. Ma che s’inventassero qualcosa di eccezionale, strabiliante, che ne so che facessero salire le bancarelle con un pulsante da sottoterra...»

Ma i turisti però a Bolzano ci sono...

«Questo è il problema. Ci sono ma mordono e fuggono. Scendono dalle valli dove passano le vacanze e fanno un giro. Mentre chi va a Merano ci va per soggiornare tra Terme e begli alberghi, chi arriva qui parcheggia, fa un giretto al volo, scatta due foto, guarda le vetrine e poi gira i tacchi»

Ma a dire il vero il nostro Mercatino di Natale ci è invidiato da tutt’Italia!

«All’inizio è stato così ma negli anni non ha saputo proporre più nulla di nuovo».

Insomma serve una scossa?

«Bolzano è bellissima, suggerirei uno scossone».













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