Cultura, Lampis si prepara Sarà il capo dipartimento 

Arriva dopo l’esperienza romana. In primavera l’attuale direttore Roberto Ghizzi lascerà «Dopo il Covid bisognerà salvare l’arte e gli artisti. Serviranno anche dei finanziatori privati»



Bolzano. Rientrato da Roma, Antonio Lampis diventerà presto il direttore del dipartimento Cultura italiana, ambiente ed energia. In primavera l’attuale capo dipartimento Roberto Ghizzi lascerà l’amministrazione provinciale per andare in pensione.

«Quando sarà il momento di nominare il nuovo direttore di dipartimento, proporrò al presidente Arno Kompatscher la figura di Antonio Lampis, con cui sto lavorando molto bene», annuncia l’assessore Giuliano Vettorato.

L’approdo al dipartimento è un percorso facilmente intuibile per il dirigente, che per molti anni è stato il simbolo della ripartizione Cultura italiana.

Poi il distacco da Bolzano per tre anni, grazie all’importante esperienza al ministero della Cultura come direttore generale dei Musei italiani.

A settembre, alla fine del primo mandato ministeriale, Lampis si è insediato di nuovo in Provincia nell’incarico di direttore della ripartizione Cultura. Ora l’avvicinamento al dipartimento.

Da qualche giorno Lampis ha iniziato ad affiancare Ghizzi in via ufficiosa. «Ho chiesto a Lampis di collaborare con Roberto Ghizzi in queste settimane per garantire un passaggio graduale delle consegne».

La ripartizione Cultura è uno degli snodi più importanti della comunità italiana in Alto Adige per il suo lavoro di organizzazione e finanziamento delle attività culturali a Bolzano e nel territorio.

Durante gli anni romani di Lampis, la ripartizione Cultura è stata seguita da Claudio Andolfo, il direttore sostituto e direttore dell’ufficio Politiche giovanili.

Come capo dipartimento Lampis proseguirà il lavoro sulla cultura, affiancandolo all’ambiente ed energia.

La novità, rispetto al passato, è la ricchezza di contatti ed esperienze che ha portato con sé da Roma e che intende fare fruttare nel lavoro in Provincia.

Sul prossimo incarico Lampis ancora non si esprime.

Sul tema della cultura oggi invece ha le idee chiare, perché la pandemia e il dopo «avranno sulla cultura e sul turismo un effetto devastante. Ecco allora che il ruolo di noi amministratori pubblici sarà ancora più importante, ma il “pubblico” non basterà. Per salvare il tessuto culturale e artistico italiano e locale servirà una stagione di mecenatismo, che coinvolga anche finanziatori privati».

Aggiunge Lampis: «C’è una fiammella che deve restare accesa». Il Tsb e il Teatro Cristallo stanno già lavorando in modo eccezionale, ricorda Lampis, sul fronte degli spettacoli «per pochi».

«L’esperimento di Paolo Rossi è un caso nazionale», ricorda.

La ripartizione allargherà il raggio d’azione: «Con i musei, i teatri e le sale da concerto chiuse, il rapporto con il web è fondamentale. Diventa anche un rapporto stretto, che in questa crisi diventa una opportunità». FR.G.

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