Da Bolzano alla Romania  Cristo Re festeggia  il ritorno di suor Bianca 

Bolzano. Oggi come 25 anni fa quando ha lasciato Bolzano, città dove ha passato due decenni e alla quale è molto legata, suor Bianca Santori, nata a Rieti 83 anni fa, lavora con i bambini, i ragazzi,...



Bolzano. Oggi come 25 anni fa quando ha lasciato Bolzano, città dove ha passato due decenni e alla quale è molto legata, suor Bianca Santori, nata a Rieti 83 anni fa, lavora con i bambini, i ragazzi, le giovani donne. Ma in un contesto completamente diverso: in Romania a Sighetu, un centro nella regione di Maramures, al confine con l’Ucraina. Anche da lì molte donne partono per venire a fare le badanti in Italia, i figli li lasciano ai nonni o a qualche parente.

«Sono i cosiddetti “orfani bianchi” - dice suor Bianca - perché nonostante i genitori non siano morti, non c’è nessuno che se ne occupi. Nella nostra Casa famiglia ci prendiamo cura di loro che hanno bisogno innanzitutto di un po’ di calore umano e poi di andare scuola. Il riscatto, se ci sarà, passa attraverso l’istruzione. Nella Casa famiglia seguiamo 130 bambini: abbiamo la mensa, la scuola materna, cinque classi di doposcuola; oltre all’assistenza medica. Inoltre ospitiamo una ventina di ragazze in difficoltà: hanno tra i 14 e i 20 anni. Il personale - in tutto tredici tra assistenti e insegnanti - lo paghiamo grazie alla provvidenza divina, visto che tutto quello che abbiamo sono un orto e le galline».

Missione Romania

Quando nel ’94 è arrivata in Romania, le suore erano quattro: oggi sono rimaste solo in due, oltre a suor Bianca c’è suor Livia Rus, romena. Entrambe fanno parte delle Suore Benedettine di Carità che hanno la Casa madre a Roma, dove entrambe si sono fermate per degli incontri, prima di fare una puntata a Bolzano.

Ad aspettare suor Bianca, ieri a Cristo Re, c’erano i parrocchiani oltre a don Michele Tomasi, che verrà ordinato vescovo di Treviso il 14 settembre; ma c’erano soprattutto i giovani che per tutta l’estate hanno lavorato alla preparazione della festa della parrocchia che è iniziata giovedì e si è conclusa ieri.

Adulti ai fornelli; giovani alle casse e alle ordinazioni, bambini impegnati a fare i camerieri. Per suor Bianca e suor Livia una grande torta con la glassa bianca. A conferma del forte legale tra la piccola suora, vestita interamente di nero, e Bolzano. Giovedì sarà di nuovo in viaggio per tornare a Sighetu: niente aereo, prenderà il pullman della badanti che parte da Solferino.

«Ci impiegherò 16-17 ore, forse di più, ma il vantaggio è che arrivo direttamente a casa». Assieme a lei e a suor Livia, ci saranno anche due ragazze di 18 e 14 anni che- grazie al viaggio in Italia delle suore - hanno potuto riabbracciare la mamma che sta a Roma, dove lavora come badante e ha portato con sé solo due degli otto figli, quattro maschi e quattro femmine, rimasti in Romania.

«Le ragazzine - assicura suor Bianca - tornano con noi nella Casa famiglia. La loro storia purtroppo è comune a tante altre coetanee romene».

Dopo il breve viaggio in Italia, è contenta di tornare a Sighetu dai “suoi” bambini: «Nonostante tutte le difficoltà, quella ormai è la mia casa. E quando sarà, voglio essere seppellita lì. Ho scelto di farmi suora che avevo 15 anni, contro la volontà dei miei genitori che però alla fine hanno accettato e assecondato la mia scelta: non mi sono mai pentita. Anche se quando mi hanno detto che avrei dovuto andare in Romania, il mondo mi è cascato addosso: non mi sentivo all’altezza. È stata ed è un’esperienza dura, ma non rimpiango nulla. Anzi».

Fra’ Beppe

Accanto a suor Bianca, c’è fra’ Beppe, 50 anni originario di Bergamo, che ha voluto che il pranzo comunitario di ieri fosse dedicato a lei.

Anche quella di fra’Beppe, jeans e camicia a righine bianche a azzurre, è una storia particolare. Nella sua prima vita, Giuseppe Valoti, dai 14 ai 22-23 anni, ha fatto il macellaio; poi il sacrista presso i Domenicani di Bergamo; nel ’95 la decisione di diventare frate.

A lui che vive a Bolzano da una decina d’anni è stato affidato il Centro giovanile che segue 50-60 ragazzi: il gruppo post-cresima, i giovani dai 23 anni in su e i giovanissimi dai 18 ai 23, il cui gruppo nascerà in autunno. Punto di ritrovo, i locali della parrocchia di Cristo Re, dove sono rimasti solo quattro frati: Oltre a fra’ beppe,padre Giacomo superiore e parroco, padre Albano, 88 anni, e padre enrico.

Fra’ beppe con i ragazzi ci sa fare: dà loro fiducia e li valorizza. e loro apprezzano quel frate che al contatto via social preferisce quello diretto, dove non c’è spazio per la finzione.

«bisogna saper motivare e dare loro fiducia, così - dice il “fra’” - tirano fuori il meglio dell’entusiasmo e della voglia di fare che è tipica dei giovani».

Di lui Antonio pintimalli dice: «Fra’ beppe è sempre pronto ad ascoltare, a qualsiasi ora. cosa importante in mondo in cui tutti parlano, ma pochi hanno la capacità di fermarsi ad ascoltare».

Ieri sera “cristo re in festa” ha spento le luci e i fornelli: nonostante il furto del registratore di cassa che conteneva in tutto 200 euro, è andata bene. i soldi raccolti serviranno per finanziare le iniziative promosse dalla parrocchia.

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