Da oggi duecento in strada chiuse anche le parrocchie

Terminata l’«emergenza freddo» per i migranti esclusi dai centri di accoglienza Don Zuliani: «Li seguiamo quotidianamente». La Caritas: «Monitoriamo»



BOLZANO. Da oggi il servizio dell’«emergenza freddo» non funzionerà più fino al prossimo inverno. Tra 150 e 200 persone, la situazione è variabile, saranno sulla strada. In questi mesi l’emergenza freddo ha ospitato non solo i «tradizionali» senza tetto. I posti allestiti all’ex Alimarket e al Palaresia (cento più trenta) sono serviti come valvola di sfogo per richiedenti asilo rimasti fuori dai centri di accoglienza o per migranti con permesso di soggiorno, ma nessun luogo in cui dormire. A queste cifre vanno aggiunte le persone che sono state accolte con spirito di volontariato da alcune parrocchie cittadine, da Don Bosco ai Piani. Anche questa possibilità è venuta meno. Il sindaco Renzo Caramaschi, che teme conseguenze sul fronte della sicurezza, aveva chiesto alla Provincia di tenere aperto il servizio dell’emergenza freddo anche per i prossimi mesi. La Provincia non ha accettato: Palazzo Widmann teme che garantire questo servizio aggiuntivo significherebbe attirare migranti dalle altre regioni. La scommessa provinciale è che nel giro di alcuni giorni la maggior parte delle persone prive di un letto nei centri di accoglienza lasci l’Alto Adige.

Ieri sono rimasti aperti per l’ultima volta sia l’ex Alimarket (dove però continua a funzionare il centro di accoglienza per richiedenti asilo), che il Palaresia. Già sospesa invece l’accoglienza volontaria delle parrocchie. «Abbiamo terminato martedì», riferisce don Gianpaolo Zuliani, parroco di Don Bosco, che in questo mesi ha garantito un posto per dormire a poco meno di trenta persone. «Li avevamo sistemati come abbiamo potuto, in una unica stanza», ricorda don Zuliani. L’alternativa era dormire al freddo. Con martedì anche questa possibilità è venuta meno. «È una cosa troppo più grande di noi», spiega don Zuliani, «Con la chiusura dell’ex Alimarket dobbiamo adeguarci anche noi». Ma le porte della parrocchia non si chiudono definitivamente. «Restiamo in contatto con molte delle persone che abbiamo accolto in queste settimane. Alcuni sono richiedenti asilo, altri migranti con permesso di soggiorno», riferisce don Zuliani, «Proseguono le elezioni di italiano e cerchiamo di organizzare un corso di tedesco, che ci viene chiesto dai migranti stessi, che intendono lavorare con i contadini. Domani (oggi, ndr) incontrerò chi vuole lasciare il curriculum per eventuali offerte di lavoro. Per loro continueremo ad esserci. Non è stato facile sospendere l’accoglienza, anche se di notte non si va più sotto zero». Altre persone, informa don Zuliani, stanno lasciando la città: «Alcuni si spostano in altre regioni, altri proveranno addirittura a rientrare nel Paese di origine». Da oggi si capiranno le ripercussioni della chiusura dell’«emergenza freddo». Il questore Giuseppe Racca anticipa: «Le prossime giornate andranno monitorate. I timori del sindaco non sono infondati. Le forze dell’ordine hanno aumentato i controlli in zona stazione». La Caritas monitora la situazione, anticipa il direttore Paolo Valente: «Chiediamo che si faccia chiarezza sulle responsabilità, perché i richiedenti asilo hanno diritto all’accoglienza». Intanto i volontari di «Solidarietà con i profughi» lanciano un appello: «Stiamo raccogliendo coperte». E «Bolzano accoglie» organizza per domenica una azione di protesta: ognuno è invitato a portare un sacco a pelo. (fr.g.)

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