il caso

Diop lascia Bolzano, l’Anpi accusa: «Sì, qui c’è razzismo diffuso»

L’associazione partigiani chiede che le istituzioni reagiscano, eliminando le «norme discriminatorie presenti nella legislazione in materia di accoglienza, casa e servizi sociali»



BOLZANO. “L'affetto che circonda Papadam Diop (e le tante cose che ha saputo fare), il grande rammarico per sua partenza e l'indignazione per le cause che l'hanno determinato non può e non deve oscurare un dato di fatto innegabile e, cioè, che siamo di fronte all'ennesimo segnale di un razzismo diffuso”. Lo scrive l’Anpi Alto Adige Südtirol in una nota di commento all’intervista i cui l’operaio Iveco, molto noto per il suo impegno nel sociale, ha annunciato di essere in partenza con moglie ed figli per la Francia perché stufo di subire continue discriminazioni legate al colore della sua pelle.

“Il razzismo e le discriminazioni sono tra noi e richiedono un forte impegno quotidiano della società e delle istituzioni per contrastarlo, senza se e senza ma”, afferma l’Anpi.

“In un caso come questo non basta certo una semplice condanna generica e ci aspettiamo che le istituzioni e la società civile sappiano rispondere con degli atti concreti ben al di là del doveroso saluto ad un loro concittadino. Si potrebbe iniziare, per esempio, dalle norme discriminatorie presenti nella legislazione in materia di accoglienza, casa e servizi sociali per quanto di nostra competenza e da una campagna di iniziativa permanente nelle scuole e nei quartieri. L'articolo 3 della Costituzione è lì a ricordarci i doveri delle istituzioni, della società, delle cittadine e dei cittadini”.













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