Disastro ferroviario, la procura nomina tre consulenti

Otto avvisi di garanzia al consorzio di bonifica e ai proprietari del terreno, le ipotesi di reato sono disastro colposo, frana colposa e omicidio colposo plurimo. Da verificare le cause dello smottamento



 BOLZANO. Saranno tre i consulenti tecnici che riceveranno dalla Procura della Repubblica l’incarico di indicare le cause dello smottamento che ha provocato la sciagura ferroviaria dell’altra mattina. Come aveva lasciato intendere il procuratore Guido Rispoli nelle ore immediatamente successive al disastro, l’indagine della magistratura entrerà subito nel vivo. Al centro di tutto c’è l’ormai noto impianto di irrigazione gestito dal consorzio agricolo di bonifica della val Venosta i cui responsabili ieri sono stati raggiunti dall’avviso di garanzia in ordine ai reati ipotizzati. Ieri il procuratore ha confermato che si lavora su tre fronti penali: frana colposa, disastro colposo ed omicidio colposo plurimo. L’ipotesi più accreditata sulle cause della sciagura è quella del guasto non rilevato alle condotte dell’acqua dell’impianto di irrigazione che era stato riattivato una decina di giorni fa dopo i rigori invernali. Ieri il procuratore Rispoli ha confermato che è questa la strada già imboccata dall’inchiesta.
 «L’impressione netta che ho avuto sul posto della tragedia - ha puntualizzato il magistrato - è che lo smottamento di parte della scarpata lungo la massicciata ferroviaria sia stata provocata proprio dalla rilevante perdita di acqua». Ieri i responsabili del consorzio agricolo di bonifica (difeso dall’avvocato Karl Zeller) ha ammesso pubblicamente la fuoriuscita d’acqua dalle condotte dell’impianto, sostenendo però che i terreni in questione sarebbero risultati instabili (e dunque a rischio) da decenni a seguito di presunte falde acquifere naturali rilevate nel sottosuolo. Dichiarazioni che, se dovessero trovare conferma scientifica nelle perizie, potrebbero risultare veri e propri atti di accusa nei confronti dei gestori o dei progettisti della rinnovata linea ferroviaria della val Venosta. Dalla Procura però per il momento sono giunte indicazioni di altro tipo. Non ne ha fatto mistero ieri il procuratore Guido Rispoli. «Al momento - ha sottolineato - non abbiamo assolutamente elementi per ipotizzare responsabilità da parte dei gestori della linea ferroviaria».
 L’inchiesta appena avviata si trasformerà probabilmente in una disputa tra geologi di fama internazionale e professori universitari. Anche per questo la Procura affiderà questa mattina l’incarico a professionisti di alto rango. Oltre al professor Rinaldo Genevois del dipartimento di geologia, paleontologia e geofisica dell’Università di Padova, l’incarico è pronto per un professore universitario di ingegneria idraulica di Venezia e per un professore di geotecnica padovano. Dopo il conferimento formale dell’incarico previsto per questa mattina alle 10, i tre consulenti raggiungeranno la zona del disastro in elicottero.
 Il procuratore Rispoli spera di ottenere già oggi una prima indicazione di massima sulla natura dello smottamento. L’acqua ha avuto certamente un ruolo determinante. Al magistrato non è sfuggito il fatto che oltre un’ora dopo lo smottamento, dalla ferita apertasi lungo la scarpata il terreno continuasse a scaricare acqua con la forza di uno zampillo da fontana.
 Poche ore dopo la sciagura lo stesso magistrato, nel corso di un sopralluogo nel terreno coltivato a meleto (sovrastante il punto della tragedia) ha poi rilevato personalmente che uno dei tre tombini dell’impianto di irrigazione era colmo d’acqua e tutto il terreno circostante era diventato melmoso, quasi paludoso.
 «Sono indicatori che confermerebbero la rottura di un tubo interrato dell’impianto - ha ricordato ancora il procuratore Guido Rispoli - dalle perizie contiamo di ottenere indicazioni attendibili sulle ore di immissione di acqua nel terreno, proprio in un punto ove la linea ferroviaria sottostante è priva di protezione».













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