Donna denuncia: «Mio figlio sottratto con un inganno»
I servizi allertati perché, alcolista, aveva perso casa e lavoro. L’avvocato: «Prima bisognava aiutarla»
BOLZANO. «Hanno rapito il mio bambino di sei anni», E’ il grido di dolore di una donna altoatesina che si è rivolta ad un avvocatessa di Bolzano per cercare di ottenere la revoca di un provvedimento assunto dal tribunale dei minori di Bolzano su proposta della Procura della Repubblica, intervenuta su segnalazione dei servizi sociali. La decisione di togliere il bambino dal contesto famigliare e dal controllo della madre è stato assunto dai giudici in quanto la situazione è stata considerata pregiudizievole per il piccolo il quale per il momento è stato affidato al «Kinderdorf» di Bressanone. A quanto pare nessuno per il momento - racconta la mamma - si è posto il problema delle conseguenze psicologiche per questo piccolo che dall’oggi al domani è stato sradicato dal suo mondo.
La donna non sarebbe mai stata al corrente di un procedimento teso ad allontanare il figlioletto dal contesto famigliare. Quando i carabinieri sono stati chiamati ad eseguire il decreto emesso dal tribunale dei minori (in composizione collegiale) la donna non sarebbe stata messa nelle condizioni di poter in quale maniera reagire. Ha raccontato di essere stata convocata «per comunicazioni» nella caserma dei carabinieri, sarebbe stata invitata in un ufficio inducendola a lasciare il bambino nella sala d’aspetto. Quando è uscita il piccolo non c’era più.
«Questo è effettivamente quello che racconta la madre sulle modalità di sottrazione del figlio - spiega l’avvocatessa Giovanna Cipolla di Bolzano che si sta occupando del caso - non posso confermare se i fatti si siano svolti effettivamente così perchè non ero presente, posso però confermare che questo tipo di protocollo d’intervento è previsto per interventi di questa natura».
Una modalità d’interveto che mira ad evitare reazioni inconsulte da parte della madre. In effetti per la mamma altoatesina è iniziato un vero e proprio incubo ed ora spera di ottenere la revoca del provvedimento (che è provvisorio) con un ricorso che l’avvocatessa Cipolla sta preparando. Da dove nasce il provvedimento? Da una relazione dei servizi sociali allertati per il fatto che la donna, segnalata come alcolista (ma le ultime analisi dimostrerebbero che non fa più uso di bevande alcoliche), aveva perso il lavoro e, di conseguenza anche la casa a seguito dell’impossibilità di pagare l’affitto.
«E’ vero che la mamma ha avuto una serie di gravi difficoltà economiche derivanti dalla perdita del posto di lavoro - puntualizza ancora l’avvocatessa Cipolla - ma è anche vero che ora ha trovato un’altra casa, sta per ottenere un altro lavoro ed il bambino non ha mai subìto trattamenti inadeguati per mancanza di attenzioni o di cure. Non solo. Nel decreto del tribunale non si fa alcuna menzione ai possibili interventi di aiuto concreto che avrebbero potuto essere offerti alla donna». In altre parole sembra che i servizi sociali abbiano privilegiato la strada dell’intervento drastico nei confronti della donna, sottranedole il figlioletto, senza mai pensare in realtà ad intervenire prima in aiuto alla donna.
«L’allontanamento del figlio, seppur in via provvisoria, dovrebbe in realtà essere l’ultima ratio« spiega ancora l’avvocatessa Giovanna Cipolla che anche su questo punto baserà l’immediato ricorso.
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