i motivi del femminicidio 

«Donne percepite come beni di proprietà» 

La primaria di Psichiatria: «La stima è di 14mila altoatesine in situazioni di violenza»


di Sara Martinello


MERANO. Quello di Alexandra Riffeser è il quarto femminicidio in un anno in Alto Adige. Se si guardano le aggressioni in ambito familiare, la cifra sale ai 565 casi di donne che nel 2017 si sono rivolte alle strutture di ascolto presenti sul territorio. «In Alto Adige si calcola che siano 14mila le donne che vivono situazioni di violenza privata», ha riferito Verena Perwanger, primaria del servizio psichiatrico dell’ospedale di Merano.

Sono cifre spaventose se si considera il fatto che solo una vittima su venti si rivolge a un centro antiviolenza. Ma che cosa porta un uomo a fare del male a una donna, ed è possibile che ci sia un’intensificazione del problema? «Solitamente ogni situazione va considerata come a sé stante. Ma c’è una ragione di fondo, cioè il fatto che la donna possa essere considerata un bene di proprietà dell’uomo», risponde Perwanger. E qualora l’uomo senta il bene sfuggire al suo controllo, la “soluzione” è il suo annientamento. “O mia, o di nessun altro”. Rientra in questo ambito anche lo sfregiamento. Solo un anno e mezzo fa, nel gennaio del 2017, la riminese Gessica Notaro fu vittima di un’aggressione con l’acido da parte dell’ex fidanzato Jorge Edson Tavares. Un tradimento o il pensiero che la donna possa rifiutare l’uomo possono essere visti come una lesione dell’onore – quando l’“onore” invece rientra fra gli stereotipi della virilità. Così anche una donna “troppo” indipendente può essere percepita come una minaccia. L’Italia, in generale, si inserisce al di sotto della media europea dei femminicidi, tristemente guidata invece da Montenegro, Lituania e Lettonia (fonte: rapporto “Combating violence against women” dell’Osce, novembre 2016).

«I modi per rialzare la testa e superare la paura dell’isolamento sociale e i sensi di colpa e di vergogna, ci sono. Un primo passo può essere parlare con persone fidate, e un aiuto concreto può venire dai centri antiviolenza», conclude la primaria.

A Merano c’è l’associazione Donne contro la violenza, in corso Libertà 184/A, raggiungibile al numero verde attivo ventiquattr’ore su ventiquattro 800 014008.













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