Dopo il vilipendio “perseguitati” sul web 

I due ragazzi di Naturno furono arrestati in Thailandia per le bandiere strappate Al loro rientro in Italia furono insultati a raffica su facebook. Ieri udienza dal Gip  


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Dopo essere stati arrestati a Krabi nel gennaio dello scorso anno per vilipendio alla bandiera della Thailandia, i due giovani sudtirolesi di Naturno coinvolti nel caso (Tobias Gamper e Ian Gerstgrasser) sono ancora al centro di questioni giudiziarie sempre legate alla sciagurata decisione di strappare alcune vessilli nazionali del Paese ove si trovavano per un breve periodo di ferie.

Ieri l’intera vicenda è stata ricostruita davanti al giudice delle indagini preliminari Peter Michaeler a seguito delle polemiche al vetriolo seguite dopo il loro rientro in Italia. Come si ricorderà i due erano stati condannati dal giudice del tribunale militare di Surat Thani a sette mesi di reclusione commutabili in una sanzione pecuniaria di 100 euro a testa.

Come si ricorderà, tornati in Italia entrambi cercarono di giustificarsi affermando di essere stati ubriachi e di essere rimasti sorpresi dell’importanza data dalle autorità thailandesi alla bandiera nazionale posto che in Alto Adige non viene considerato grave maltrattare il tricolore. I due rimasero in carcere alcuni giorni prima di essere espulsi dal Paese. Ora come detto la vicenda è tornata a galla per le reazioni emerse in rete all’indomani del loro rientro in Italia. All’epoca in internet vennero diffusi due video in cui si notavano i due giovani strappare alcune bandiere thailandesi e poi cercare di scusarsi all’interno di una caserma di polizia affermando che “in Italia la bandiera non è così importante”. In poche ore il video venne visionato da 165 mila utenti di internet e al loro rientro in Italia i due giovani sudtirolesi vennero travolti da una serie di commenti (in alcuni casi molto pesanti), che il pubblico ministero ha definito “shitstorm”, letteralmente dalla lingua inglese “tempesta di escrementi”.

Nei confronti di chi ha scritto i propri insulti sulla bacheca di facebook (accessibile a tutti e dunque pubblica) è molto probabile che il procedimento penale vada avanti con l’ipotesi di reato della diffamazione.

La posizione di un giovane meranese di 23 anni è stata invece stralciata in quando ha avuto l’accortezza di manifestare ai due il proprio disappunto e la propria rabbia utilizzando l’applicativo “Messenger” di facebook che permette una comunicazione riservata e, dunque, non pubblica. Proprio a seguito di questa cautela, il ragazzo meranese potrebbe essere prosciolto dall’accusa della diffamazione. L’insulto non pubblico configura infatti al massimo l’ingiuria, reato che è stato depenalizzato di recente e dunque perseguibile solo in sede civile. Ieri davanti al giudice delle indagini preliminari Peter Michaeler, l’avvocato di uno dei due giovani di Naturno (che aveva depositato nei giorni scorsi opposizione alla richiesta di archiviazione) ha cercato di riaprire un fronte penale (in grado di mandare avanti il procedimento) sostenendo che la frase incriminata possa configurare la minaccia.

Nel messaggio, l’internauta meranese oltre ad offendere uno dei ragazzi di Naturno lo invitava anche a rispettare la bandiera italiana ed in caso contrario ad andarsene oltre il Brennero.

Sarà il giudice Peter Michaeler (che ancora non si è pronunciato) a dover decidere se il procedimento debba essere archiviato o meno. Nel frattempo (secondo quanto annunciato dal suo avvocato) sembra che il giovane sudtirolese preso di mira abbia realmente lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero.

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