Doppia cittadinanza, nuove opzioni

di Gunther Pallaver


Gunther Pallaver


Duemila persone hanno firmato in Austria una petizione al Parlamento di Vienna, in cui si chiede di aprire un dibattito sulla doppia cittadinanza per i sudtirolesi. Fino a questo momento i due partiti maggiori del paese che sono al governo, il partito socialdemocratico ed i popolari, si sono sempre detti contrari.
Della doppia cittadinanza Michael Spindelegger, ministro degli esteri, ha parlato come di un modello antiquato. Ma chi dovrebbe avere accesso alla doppia cittadinanza in Sudtirolo? Consultiamo, come possibile modello, la legge italiana del 2006, a cui fa riferimento la SVP, concernente il riconoscimento della cittadinanza italiana ai connazionali dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e ai loro discendenti, che prevede: il diritto alla cittadinanza italiana è riconosciuto a) ai soggetti che siano stati cittadini italiani, già residenti nei territori facenti parte dello Stato italiano successivamente ceduti alla Repubblica jugoslava nonché b) alle persone di lingua e cultura italiane che siano figli o discendenti in linea retta dei soggetti di cui alla lettera a).
Per il nostro caso ciò significherebbe che possono chiedere la cittadinanza soltanto coloro che fino al 1918 sono stati cittadini austriaci e avevano la residenza in Alto Adige, nonché i loro discendenti. Ciò escluderebbe tutta una serie di sudtirolesi di lingua tedesca, poiché non tutti sono discendenti di ex-austriaci allora residenti in Sudtirolo. Ci sono italiani germanizzati, tedeschi della Germania naturalizzati o viennesi e tirolesi che sono diventati sudtirolesi, ma i cui antenati nel 1918 non risiedevano in Sudtirolo. Tutti questi sarebbero esclusi dalla doppia cittadinanza, creando così sudtirolesi di lingua tedesca di prima classe con, e di seconda classe senza doppio passaporto. Ma c’è un aggravante. Se l’Austria dovesse applicare la logica della legge italiana, allora anche altri potrebbero rivendicare la cittadinanza austriaca, come i trentini e gli abitanti di Cortina, ma anche ungheresi, i cittadini di Cracovia, alcuni ruteni, sloveni e croati, tutti ipotetici discendenti di ex sudditi austriaci. Alcuni politici austriaci hanno già scoperto questo problema, scartando una soluzione “all’italiana”. Per poter restringere la cerchia degli aventi diritto, l’Austria dovrebbe ricorrere alla sua funzione di tutrice dei sudtirolesi di lingua tedesca e ladina. Arriviamo così nuovamente alla dichiarazione etnica. Chi si dichiara tedesco e ladino sarà a doppio passaporto, gli altri sono esclusi. Sarebbe un metodo sensato? Alla mobilitazione etnica per uno dei gruppi linguistici si aggiungerebbe la mobilitazione per una nuova, doppia cittadinanza. Si aprirebbe così una nuova linea di conflitto una “nuova opzione”, che è in contrasto con quell’altra logica, di cui (almeno a parole) tutti si dichiarano convinti fautori, cioè dell’autonomia comune. In verità la questione della doppia cittadinanza fa ricorso alle logiche dello stato nazionale del secolo passato, non alla logica dell’Unione Europea che guarda verso il futuro.
Sarebbe molto più sensato rivendicare una cittadinanza europea, non una doppia cittadinanza. I cittadini europei ne avrebbero la facoltà. Un’iniziativa di questo tipo per introdurre un passaporto europeo potrebbe partire, perché no, da Bolzano, sostenuta da tutti i tre gruppi linguistici per costruire la casa comune europea.

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