«Duce a cavallo basta un laser per spegnerlo»

Di Michele: «Perfetta la luce visibile di giorno La tecnologia offre soluzioni straordinarie»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Professore, ha sentito Kompatscher? «No, di solito non chiama. E poi in questi giorni sono in vacanza». Sul duce a cavallo di Piazza Tribunale vorrebbe qualcosa di più solido di una sola scritta luminosa... «Se mi posso permettere non sono dello stesso parere. So che l'obiezione è che di giorno si vedrebbe poco ma oggi abbiamo grandi possibilità con la tecnologia. Un laser, ad esempio, fa miracoli. C'è chi ci sta pensando. E poi ha presente l'anello del Monumento? Ecco, ci vorrebbe un intervento, come dire... reversibile. Niente ferro o lettere fisse».

Andrea Di Michele, lo storico che ha fatto parte del comitato scientifico che ha pensato il museo nella cripta del Monumento, sa di essere a metà dell'opera. Lui e gli altri esperti, che "fecero l'impresa", i cinque della rivoluzione. Anello e museo. Ma da adesso tocca pensare a Piffrader e Mussolini. Di nuovo, c'è che oggi stanno seduti molto comodi su 6300 visitatori in cinque giorni alla Vittoria ("Sono felice come un bambino" dice) e sulla sorprendente assenza di manifestazioni esplicite di dissenso. «Ma mi faccia prima dire una cosa...». Prego. «Vorrei dare merito di gran parte di quello che è accaduto all'ex assessora Kasslatter Mur. Dopo la sberla della rana al Museion è andata dritta verso il museo alla Vittoria anche con mezzo partito perplesso. E' stata coraggiosa. Ma devo dire che tutta la Svp in Provincia è cambiata. Sono stati sempre al nostro fianco. Non lo stesso posso dire di quella comunale».

Pensa a qualcuno?

Mah, Ladinser, ad esempio, non si è neppure visto all'inaugurazione. E neanche dopo.

E invece in Provincia e al partito?

C'è stato un cambio profondo. E non solo generazionale. Non sono mai stati sfiorati dalle solite obiezioni che si sentivano sull'argomento. E sì che nel mondo di lingua tedesca non tutto si è calmato. Restano perplessità. Ma la classe dirigente è stata coerente. Partendo dalla Kasslatter, che ha scommesso subito sul monumento rinnovato, e dallo stesso Durnwalder. Non parliamo della giunta di oggi.

Ma che vorrebbe qualcosa di meno labile di una luce sul duce a cavallo...

Ho sentito. Ma, come dicevo, dobbiamo farci ispirare dall'anello. Potrà piacere o meno ma di sicuro non intacca la struttura. E' questo il senso. E anche se si obietta che una sola luce che proietti la scritta della Arendt potrebbe non essere visibile di giorno la tecnologia offre soluzioni straordinarie. Il laser permetterebbe grande visibilità. E un grande impatto. E poi, metti che si pensasse di cambiare la scritta... E anche in piazza del Tribunale deve essere molto in evidenza la differenza di materiali tra ieri e oggi. E' questo che crea tensione.

Tensione non politica...

Quella sembra per il momento quietata. Ma non ci giurerei. Tra poco ci sono le comunali e la Svp in municipio potrebbe pensare più ai voti che al museo. Anche se quello che è successo ha cambiato la percezione che il mondo di lingua tedesca aveva sulla questione. Non ci investirei troppo sullo scaldare gli animi.

A questo proposito l'assessora Trincanato ha detto che non è all'ordine del giorno la ridenominazione della piazza.

Giusto. Ci siamo liberati di un peso con l'apertura del monumento alla città. Andare a riaprire vecchie ferite ponendo il problema del nome potrebbe risvegliare vecchie contrapposizioni. Gli agitatori di professione sono stati scompaginati da quello che è successo nella cripta e dall'adesione dei cittadini. Non è il caso di ricompattarli.

Sorpreso dal successo di pubblico?

Non me l'aspettavo.

Merito vostro?

Penso che la città era già cambiata prima. E' stato come togliere un tappo.

Obiezioni al percorso?

Qualcuna. Ma in generale no. Funziona bene anche il percorso circolare dove la gente defluisce, non sta in coda ,è in grado di scorrere.

L'anello è stato un rischio...

Rispetto chi è perplesso. E' una questione di gusti. Ma non si poteva costringere la gente a salire sul monumento, entrare nella cripta, visitare il museo per capire che cosa era successo. Bisognava segnalare all'esterno che era cambiato.

Potrà essere rimosso?

Non credo. L'anello è integrato a tutto il resto. Dice che ci siamo liberati di qualcosa che ci opprimeva. Che impediva rapporti decenti. Non per colpa del monumento in sé ma per quello che aveva finito per rappresentare.

Adesso Piazza Tribunale. Oltre alla scritta, servirà anche lì un piccolo museo...

Servirà una spiegazione. Non si può pretendere che la frase della Arendt sia capita da tutti, senza un contesto di riflessione sull'intera operazione. E poi anche sul significato dei due palazzi e del bassorilievo durante la dittatura.

Ma la piazza ha un'unità architettonica molto raffinata e fragile...

Dovrà essere, per questo, un intervento molto pensato. Non dovrà spezzare l'equilibrio. Integrarsi perfettamente.

Sul vostro percorso storico c'è chi obietta: manca il contesto che precede la Prima guerra e poi l'Alpenvorland...

Un momento. Il quadro di riferimento era il fascismo perchè quello è un monumento fascista. Poi si è aggiunto il nazismo. Le due nostre dittature. Allargare la cornice anche ai nazionalismi ottocenteschi avrebbe richiesto spazi maggiori. Quella è la storia del monumento e gran parte della nostra. Bastava così.













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