Duce a cavallo, la Arendt piace anche a Franceschini

Una scritta metallica bianca illuminata di notte. Ok anche dalla Soprintendenza Kompatscher: col governo buoni rapporti, aspettiamo il via libera delle Finanze


di Davide Pasquali


BOLZANO. “Credere, obbedire, combattere”? Macché: “Nessuno ha il diritto di obbedire”. È la frase della scrittrice storica e filosofa ebrea Hannah Arendt, autrice de “La banalità del male”, il celebre reportage giornalistico per il quotidiano americano New Yorker sul processo ad Adolf Eichmann, il deus ex machina della cosiddetta soluzione finale. La scritta della giornalista di origine tedesca, poi diventata statunitense di adozione, campeggerà davanti (o sopra, o di lato, ancora esattamente non si sa) al bassorilievo di Hans Piffrader, l’ormai famigerato Duce a cavallo di piazza Tribunale. Per depotenziarlo, disinnescarlo, storicizzarlo, annullarlo come simbolo di un passato mal digerito, continuamente a rischio di rigurgiti nazionalisti e contronazionalisti. L’idea è già passata al vaglio della giunta provinciale altoatesina e pure del Comune di Bolzano, ma senza il via libera dello Stato non si va da nessuna parte, come già dimostrato dalla celebre lettera dell’allora ministro Bondi all’allora Landeshauptmann Durnwalder. La letterà arrivò, ma poi non se ne fece nulla di concreto.

Ora pare che i tempi siano decisamente maturi; si è disinnescato il monumento alla vittoria, ci si appresta a ripetere per il bassorilievo mussoliniano. Lo conferma il presidente della giunta provinciale altoatesina Arno Kompatscher, il quale precisa: «L’idea Arendt è piaciuta molto anche al ministro Franceschini, che ha dato il suo assenso personale, e pure al sovrintendente Soragni, cui spetta il parere sulla tutela del manufatto e che era presente durante l’illustrazione dell’idea progettuale al ministro; entrambi l’hanno trovata azzeccata». Non si tratterà, «come supposto da qualcuno, di una proiezione luminosa, bensì di una scritta fisica, che di notte, ecco perché forse qualcuno ha equivocato, verrà illuminata».

La soluzione tecnica definitiva ancora non è stata studiata nei minimi dettagli, «manca ancora il progetto esecutivo», ma il presidente Kompatscher anticipa che probabilmente si tratterà di «una scritta realizzata in metallo», probabilmente «di colore bianco».

Manca però ancora il passaggio formale che darebbe il via definitivo al depotenziamento, ossia la richiesta di concessione edilizia da inoltrare al municipio bolzanino e firmata da parte del proprietario dell’immobile, ossia, formalmente, dal ministro delle Finanze Padoan.

Sono certo che non avremo problemi ad ottenere la firma», rassicura ora Kompatscher. Dunque, «adesso si tratta solo di elaborare il progetto esecutivo, da presentare entro quest’anno, per poi poter procedere alla sua realizzazione».

Insomma, il 2014 potrebbe davvero rappresentare la svolta definitiva sui cosiddetti relitti fascisti presenti nel capoluogo altoatesino.

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