Durnwalder: "Riforma sanitariain Alto Adige entro due mesi"

"Voglio - dice - che la popolazione possa contare su alcuni Centri di riferimento altamente specializzati per evitare di mandare gli altoatesini fuori provincia e su un capillare servizio medico di base sul territorio"



BOLZANO. Sanità, stavolta si cambia sul serio. Durnwalder accelera, corre sempre più veloce ma pretende chiarezza.
Le linee guida della Riforma contenute nel documento presentato dal direttore sanitario Oswald Mayr, approvato dal Gruppo clinico di Walter Pitscheider, che devono ridisegnare il lavoro all’interno dei sette ospedali sono approdate per la prima volta in giunta ma la politica non ha trovato l’accordo immediato.
«Sì, la discussione sulla nuova sanità che ci dovrà portare a ridurre le spese e ad aumentare la qualità è partita - spiega il presidente - ma per quagliare serviranno un paio di mesi». Insomma la delibera passerà solo tra sessanta giorni, quando sarà più chiara.
«Quando potremo leggere e capire delle proposte concrete». Mayr ieri ha parlato davanti alla giunta (c’era anche il direttore della Ripartizione sanità Albert Tschager) e le sue linee generali hanno anche convinto.
Ma Durnwalder non vuole confrontarsi solo con astrazioni cliniche e chiede all’Azienda unica ed all’assessorato di scandire i tempi delle prossime mosse con date precise, di fare degli esempi di Dipartimenti (che accorperanno nei diversi ospedali i singoli reparti di una stessa branca) e di Centri di riferimento per determinate patologie (ne sono stati definiti solo quattro: fertilizzazione in vitro a Brunico, chirurgia plastica a Bressanone, chirurgia della mano a Merano e Stroke unit a Bolzano).
E questo perché vuole avere in mano un documento limpido, di facile comprensione che sia quindi immediatamente approvabile.
«Voglio - dice - che la popolazione possa contare su alcuni Centri di riferimento altamente specializzati per evitare di mandare gli altoatesini fuori provincia e su un capillare servizio medico di base sul territorio. Per fare questo occorre riorganizzazione il sistema. Pensate che il 70% delle prestazioni offerte dai reparti di Pronto soccorso potrebbero essere eseguite anche dai medici di base. Dobbiamo puntare ad una maggiore collaborazione tra questi ultimi, partendo dalla creazione di studi e laboratori nei quali convergano anche quattro o cinque medici capaci di garantire sia la presenza al di fuori dei normali orari di lavoro (di notte e nel weekend), che l’utilizzo di macchinari e strutture adeguate». Insomma la Provincia vuole evitare inutili sprechi, aumentare la qualità delle prestazioni e rendere il sistema finanziabile.
Per Florian Zerzer - direttore di Dipartimento e braccio destro dell’assessore Theiner - e per Tschager dal 20 al 25% delle visite specialistiche richieste dai medici di base sono inappropriate, in parole povere assolutamente evitabili: «E siccome non è possibile sovraccaricare gli ospedali di lavoro inutile i tecnici stanno lavorando alla stesura di nuovi protocolli a cui i medici si dovranno attenere». Richard Theiner non si discosta dalla linea del Landeshautpmann: «Abbiamo iniziato a chiarirci le idee, a discutere le linee generali ma certo adesso ci interessa avere più dettagli per poter fare degli esempi concreti».
Per gli esperti si profilano settimane bollenti alla scrivania per passare in tempi più che rapidi da quel mondo delle idee tanto caro a Platone alla realtà spiccia.
Il direttore generale dell’Asl unica Andreas Fabi è pronto a fare la sua parte: «Ci mettiamo subito al lavoro. Se il presidente chiede più chiarezza e vuole degli esempi li avrà nei tempi richiesti».
Secondo lei cosa potrete anticipare da subito?
«Potremo dire dove ha senso mantenere i ricoveri e dove basterà mantenere un day hospital e ancora dove mantenere per esempio la Ginecologia o la Pediatria».
Dottor Fabi, la sensazione forte è che gli ospedali di periferia non abbiano alcun’intenzione di dare carta bianca all’Azienda e vogliano leggere nero su bianco cosa succederà, che ne dice?
«Che hanno ragione a chiedere chiarezza ed a voler capire che cosa succederà in futuro ma che comunque l’Azienda da sola senza l’ok della giunta provinciale non può decidere un bel niente. Né sui Dipartimenti, né sui Centri di riferimento. Credo che la periferia possa stare più che tranquilla».

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